Il sistema nervoso e il centro delle nostre emozioni
Nel nostro immaginario collettivo per secoli la sede delle emozioni e dell’interiorità è stata identificata con il cuore, visto come la sede dell’animo umano e delle funzioni emotive. Se da un lato si ha la certezza scientifica che al cuore spetti la fondamentale funzione biologica di pompare il sangue, ossigenare e nutrire i tessuti in tutto l’organismo, con l’ingresso delle moderne neuroscienze nel campo della ricerca scientifica è stato dimostrato che non è il cuore l’organo interessato nella fisiologia dell’emotività.
Dove risiedono le emozioni?
Sorge spontaneo quindi chiedersi dove risiedano a livello anatomico le nostre emozioni e quali siano i meccanismi fisiologici atti alla loro elaborazione. La risposta risiede in un sistema molto complesso, il sistema nervoso, diviso in una componente centrale, costituita dall’encefalo e dal midollo spinale, e da una componente periferica data dai nervi che partono dalla porzione assiale e si dirigono in periferia.
In particolare, nella parte profonda del telencefalo, è collocato il sistema limbico. Questo sistema comprende una serie di strutture corticali e sottocorticali connesse al lobo limbico che presiede l’integrazione dell’olfatto, della memoria a breve termine e di funzioni più complesse quali le emozioni, il senso di autocoscienza e l’umore.
Le difficoltà di comprendere pienamente le funzioni del sistema limbico e le interazioni tra le sue strutture è stata responsabile del ritardo dello sviluppo di adeguate cure farmacologiche nel campo della psichiatria. La farmacologia psichiatrica ha mosso i suoi primi passi in avanti solo dalla seconda metà del XX secolo con l’introduzione degli psicofarmaci.
L’ingresso tardivo degli psicofarmaci, collocabile tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XX secolo, pur marcando il ritardo della psichiatria e delle neuroscienze rispetto agli altri campi del sapere medico, ha tuttavia arricchito le opzioni terapeutiche disponibili per la gestione e la cura delle principali patologie e dimostrato una maggiore comprensione dei processi sottesi al funzionamento del sistema limbico.
Il sistema nervoso
Prima di addentrarci nelle connessioni del sistema limbico, è bene chiarire alcuni cenni fondamentali sul funzionamento del sistema nervoso in generale.
Il sistema nervoso deve la sua complessità a una serie di funzioni: in primo luogo permette di percepire il mondo circostante e quindi di elaborare le informazioni in entrata, come accade tramite la sensibilità termica, dolorifica, muscolare e tattile. Un altro tipo di sensibilità che viene recepita è quella riguardante i sensi che costituiscono la cosiddetta sensibilità “specifica” quali l’olfatto, il gusto, la vista e l’udito.
In secondo luogo, il sistema nervoso permette di controllare i movimenti in uscita, sia volontari tramite le vie piramidali, sia involontari i quali, mediante le vie extrapiramidali, si occupano di perfezionare i movimenti automatici e riflessi.
L’altra funzione del sistema nervoso centrale riguarda soprattutto la componente limbica ed è un sistema di elaborazione del pensiero e delle emozioni che avviene ad un livello di processazione superiore. Queste strutture anatomiche cooperano per trasmettere segnali tra le diverse parti del corpo e per coordinare le funzioni fisiche e psicologiche, sia volontarie che involontarie, mediante l’intervento del sistema nervoso autonomo.
Il sistema autonomo
Il sistema limbico e le emozioni svolgono le proprie funzioni mediante l’integrazione di un’altra componente del sistema nervoso definito sistema autonomo. Questa componente del sistema nervoso non è localizzata in una serie di organi specifici, bensì è disseminata nella sua parte ortosimpatica in alcuni organi cavi della porzione cervicale e toracica e nella sua parte parasimpatica nei nuclei dei nervi cranici e negli organi della zona sacrale.
Il sistema è definito anche neurovegetativo, per via della sua capacità di regolare le funzioni viscerali e involontarie del nostro organismo. Esso coordina tutte le reazioni fisiologiche, quali l’accelerazione del battito cardiaco, la frequenza respiratoria e l’attività gastrointestinale che si svolgono autonomamente, ovvero in modo indipendente dalla propria volontà.
Si può notare facilmente che, quando una persona prova una determinata emozione, a livello fisiologico vengono innescati delle reazioni in modo involontario: chi prova una sensazione di paura può presentare un improvviso aumento della sudorazione, un’accelerazione del battito cardiaco e un tremore muscolare grazie alle vie di connessione dell’ipotalamo con gli organi in cui è localizzata la componente nervosa autonoma.
Cosa sono le emozioni?
Risulta a questo punto fondamentale chiedersi cosa si intende quando parliamo di emozioni. Relativamente a questo argomento la letteratura scientifica è molto ampia. Darwin, studiando le espressioni facciali, riuscì a dimostrare come queste ultime siano universali e biologicamente innate, ma soprattutto Darwin le ritenne adattive dal punto di vista evolutivo, per la loro capacità di adattamento all’ambiente: chi si accorge di un pericolo, può facilmente comunicarlo agli altri membri del gruppo attraverso un’espressione facciale che evoca la paura.
In seguito a questa e insieme a teorie più recenti, attualmente si ritiene che le emozioni siano delle risposte psicofisiologiche tramite cui l’organismo risponde a ciò che gli accade attorno, in particolare se l’ambiente circostante è interessato da cambiamenti ed eventi significativi per l’individuo.
Il sistema limbico: l’amigdala e l’ippocampo
A livello scientifico si ritiene che le emozioni abbiano sede in una specifica area del cervello, chiamata Sistema Limbico. Il primo esperto che parlò di questa area cerebrale, dandole il nome di “grande lobo limbico” fu Paul Broca. In seguito studi più profondi vennero da James Papez nel 1939 che studiò il circuito della memoria a lungo termine e delle emozioni, detto in suo onore circuito di Papez.
Il sistema Limbico è costituito da molteplici strutture corticali e sottocorticali interconnesse, capaci di percepire, controllare ed esprimere le proprie emozioni. Tra queste strutture ricordiamo l’amigdala, l’ippocampo e l’ipotalamo.
- l’amigdala, che deve il suo nome alla forma a mandorla, è la sede della gestione delle emozioni, specialmente la paura, ma soprattutto è responsabile della memoria emotiva perché permette di ricordare le informazioni sensoriali associandole agli eventi vissuti.
- l’ippocampo, oltre ad avere un coinvolgimento molto forte nelle funzioni olfattive per la sua localizzazione vicino alla corteccia olfattiva, è il principale centro della memoria dichiarativa ed episodica.
Il sistema libico: l’ipotalamo
Infatti esiste una forte connessione tra il bulbo olfattivo e le strutture della memoria del sistema limbico e questo legame rende l’olfatto il senso privilegiato per l’accesso alla memoria. Il potere evocativo dell’olfatto è la conseguenza di quello emotivo perché l’odore è il veicolo della memoria che emerge nella dimensione del ricordo.
- l’ipotalamo, il quale presenta due formazioni rotonde, i corpi mammillari che ricevono impulsi dall’Ippocampo e le trasferiscono al Talamo. Poi dal talamo una proiezione permette di riportare l’informazione all’ippocampo, creando un circuito chiuso detto circuito di Papez.
Una struttura di importante connessione è il fornice, una fascia di fibre nervose che connette l’ippocampo con le altre regioni encefaliche, capace di trasmettere le informazioni emotive. Vista la connessione tra la corteccia limbica, gli organi più profondi e il fornice è difficile stabilire con precisione il lavoro specifico effettuato da ogni singola struttura limbica. È quindi la cooperazione che permette di eseguire l’importante funzione della regolazione emotiva.
Conclusioni
La complessità del sistema limbico e delle connessioni che si vengono a creare tra le sue strutture nel telencefalo rende la regolazione delle emozioni e della memoria un campo pieno di interrogativi ma al tempo stesso pieno di fascino per ciò che ancora potenzialmente la ricerca scientifica sarà in grado di scoprire. Concludiamo così un viaggio nelle zone più profonde del nostro io, che ci rende consapevoli della nostra complessità ma al tempo stesso del nostro perfetto funzionamento, non per comprendere le nostre mere funzioni vegetative, ma per scoprire a cosa si devono le nostre emozioni quali la paura, la gioia, l’associazione di un ricordo a un dato profumo e molto altro.
Giulia Marianello per Questione Civile
Sitografia
www.sciencedirect.com/topics/psychology/papez-circuit
www.stateofmind.it/2017/12/neurobiologia-emozioni/