L’inquinamento come conseguenza dello sviluppo tecnologico nell’era moderna
L’epoca in cui si percorre la via della sostenibilità deve fronteggiare l’inquinamento prodotto dallo sviluppo tecnologico e industriale.
Lo sviluppo come parola chiave del nostro secolo
La storia racconta fatti, avvenimenti e cambiamenti che sono espressione dell’idea della società presente, futura e passata. Nel nostro secolo si parla molto di sviluppo, vi è una continua ricerca di miglioramento e perfezionamento. I macro-concetti caratterizzanti la società odierna e attorno a cui ruotano le strategie comunicative, produttive e applicative di aziende, enti, settore educazione e, in via conseguenziale per le ripercussioni giuridico- applicative, il diritto sono la sostenibilità ambientale e lo sviluppo tecnologico.
Sebbene preponderanti e tendenzialmente propositivi, spesso si pongono in antitesi. La sostenibilità è storicamente e intrinsecamente legata allo sviluppo. Il termine, infatti, nasce nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente nel 1972 e nel tempo ha subito molte variazioni e viene declinato con diverse accezioni. L’Enciclopedia Treccani definisce la sostenibilità come “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Per innovazione tecnologica si intende “l’attività deliberata delle imprese e delle istituzioni tesa a introdurre nuovi prodotti e nuovi servizi, nonché nuovi metodi per produrli, distribuirli e usarli”.
Sviluppo tecnologico e sostenibilità
Immaginando un sistema sociale e produttivo in cui si combinano in maniera uniforme la sostenibilità e lo sviluppo tecnologico si otterrebbe una progressione sociale e infrastrutturale che, in un certo senso, richiama l’idea di città perfetta e del futuro che si ritrova in diversi film. Concretamente la società è ancora ibrida, da una parte rincorre il benessere psico-fisico-ambientale delle persone e dell’ecosistema in cui si inseriscono.
Dall’altra ricerca metodi che facilitano e integrano gli strumenti da usare nella vita quotidiana che però, non essendo ancora matura la relazione con la sostenibilità, implicano la produzione di beni e servizi non supportati dall’utilizzo di materie prime naturali e piuttosto basati su un utilizzo in grandi quantità di energia elettrica e sistemi che inquinano o consumano le risorse naturali della Terra. Inoltre, essendoci una produzione massiva, le quantità e le conseguenze diventano incontrollabili.
Come lo sviluppo tecnologico inquina
La tecnologia inquina in diversi modi. Secondo lo studio di Deloitte i dispositivi digitali che usiamo solo nel 2022 hanno generato 146 milioni di tonnellate di CO2 (o CO2e, emissioni equivalenti) a livello globale. Sicuramente lo sviluppo tecnologico non è la principale fonte di inquinamento del nostro pianeta ma considerando che è facilmente intuibile il fatto che la produzione di dispositivi digitali e il loro uso è destinata ad aumentare e ad evolversi diventa importante da attenzionare per porre le basi di un futuro digitale ma sostenibile.
Gli smartphone producono le loro emissioni per l’83% del totale nelle fasi iniziali del ciclo di vita; durante l’utilizzo e in particolare dopo il primo anno dall’acquisto per l’11%; e l’ultima quota di inquinamento prodotta dagli smartphone , ossia il 5%, è quella imputabile alle attività di recupero e ripristino dei dispositivi arrivati alla fine del ciclo di vita. Nel settore tecnologico, si cercano già dei modi con cui ridurre l’impatto ambientale.
Le principali strategie adottate sono: utilizzare sempre di più materiali riciclati, per limitare l’estrazione di terre rare; individuare modi per avere una più alta efficienza energetica degli impianti di produzione, utilizzando le energie rinnovabili; allungare la vita media dei dispositivi. Allo stesso modo si ricercano modi sostenibili per lo smaltimento degli stessi dispositivi. Tenendo conto di questi dati emerge l’esigenza di individuare nuovi sistemi e nuove regole giuridiche in grado di rendere un vero e proprio sistema integrato due aspetti fondamentali dello sviluppo complessivo umano.
Il diritto come strumento di incontro tra sostenibilità e sviluppo tecnologico
Rileggendo i dati riportati da studi e analisi condotte in ambito ambientale- tecnologico, è naturale pensare a delle soluzioni di carattere scientifico e pratico. Tuttavia, per rendere effettive e valorizzare l’attenzione verso la ricerca e lo stanziamento di fondi in tal senso, il diritto e la politica hanno un ruolo complementare. Il diritto garantisce l’ordine sociale e il rispetto di determinati parametri, così come per altri settori deve intervenire per sancire i minimi e i massimi tollerabili.
Chiaramente senza l’individuazione di modalità e quantità adatte a ridurre l’inquinamento, che si basano su conoscenze tecniche, il diritto non ha le basi per poter intervenire attivamente quindi si pone come strumento di incontro tra le tecniche individuate e la chiarezza delle regole che vigilano sulla corretta applicazione del metodo scientifico. E’ auspicabile una collaborazione tra la cosiddetta “informatica verde” (la parte dell’informatica che si occupa della progettazione e realizzazione di metodi che riducono o eliminano l’impatto ambientale) e il diritto per velocizzare le tempistiche di applicazione e normalizzazione dei processi.
Seguire la stessa linea e lo stesso pensiero in maniera contestuale e coerente con i tempi consentirebbe davvero il raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità inteso nei termini sopracitati dell’Enciclopedia Treccani. L’Italia insieme all’Europa ha intrapreso un percorso di sviluppo che unisce la transizione digitale a quella “green”. Lo stesso PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – destina il 37% dei fondi alla transizione verde e il 20% alla digitalizzazione ed i fondi EU Next Generation fanno parte di un disegno legislativo dell’UE.
Valeria Cantarella per Questione Civile
Sitografia
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