L’omogenitorialità: approfondimento di un fenomeno composito

omogenitorialità

I nuovi modelli familiari dell’omogenitorialità

L’omogenitorialità rappresenta un argomento molto dibattuto negli ultimi anni sia nella comunità scientifica, sia nel campo della politica e dell’attivismo. L’omogenitorialità, infatti, si configura come un fenomeno nuovo e in via di crescita che si pone al centro del confronto etico e politico. Si fa strada, in ogni caso, la consapevolezza di quanto sia importante conoscere e tutelare queste nuove costellazioni familiari per garantire il benessere di chi ne fa parte.  

” Alla scoperta della genitorialità”
– N.3
Questo è il terzo numero della Rubrica di Area dal titolo Alla scoperta della genitorialità, appartenente alla Macroarea di Scienze Umane e Sociologia

Una premessa sui modelli di omogenitorialità: conoscere per accogliere

L‘omogenitorialità è la condizione per cui un bambino o una bambina possono essere cresciuti e educati da una coppia di genitori dello stesso sesso. Questa realtà si allontana dalla facile categorizzazione con cui si è abituati ad interfacciarsi. Le potenziali configurazioni familiari, infatti, possono concretizzarsi in almeno tre di tutte quelle possibili:

  • Bambini cresciuti da due maschi omosessuali: in tal caso, si può trattare di bambini adottati dalla coppia o di bambini che sono nati dall’unione eterosessuale precedente alla nuova relazione omosessuale e che vengono affidati al padre e al suo compagno;
  • Bambini cresciuti da due femmine omosessuali: anche in questo secondo caso, si può trattare di bambini, adottati o di bambini nati dalla relazione eterosessuale precedente alla nuova relazione omosessuale e affidati alla madre e alla sua compagna;
  • Bambini cresciuti da due maschi o due femmine omosessuali la cui nascita è stata programmata attraverso pratiche di procreazione assistita.

Gli studi effettuati a riguardo

Secondo diversi studi, non si riscontrano differenze nello sviluppo tra bambini allevati da coppie omogenitoriali e quelli allevati da coppie eterosessuali dal punto di vista affettivo e relazionale. Inoltre, non sono state rilevate differenze di rischio di insorgenza di disturbi psicologici tra bambini cresciuti da coppie omgenitoriali e quelli cresciuti da coppie eterogenitoriali. Nonostante la letteratura scientifica in merito non sia ancora esaustiva, non vi sono le basi per affermare l’inadeguatezza dell’omogenitorialià.

Fermo restando sempre che il bambino andrebbe considerato un soggetto all’interno della relazione coi genitori e non un oggetto di desiderio egoistico della coppia – omogenitoriale o eterogenitoriale -, non ci si preclude comunque la possibilità di ulteriori approfondimenti scientifici longitudinali a sostegno dell’omogenitorialità. Quel che è certo è che la radicata idea che la famiglia normativa possa essere l’unica in grado di garantire il benessere e l’equilibrio del bambino, inizia a vacillare su pochi – o mancati – fondamenti scientifici.

Funzioni di parenting

La genitorialià o parentalità, come si è potuto apprendere già nei precedenti articoli della rubrica, deve rispondere alla necessità che adulti significativi siano in grado di fornire cure adeguate e di accogliere i bisogni e le necessità affettive del piccolo per garantire una crescita armoniosa della sua persona. Non esiste alcun fondamento scientifico sulla base del quale affermare che l’omogenitorialità sia mancante da questo punto di vista.

Anzi, molta letteratura suggerirebbe che il funzionamento familiare e le competenze parentali dei genitori eterosessuali e dei genitori omosessuali vedano tra loro più somiglianza di quanto si possa immaginare. Del resto, la capacità di mettere a disposizione un ambiente accogliente e supportivo, di fornire le giuste cure per il sostentamento e di promuovere una relazione sana prescinde dal sesso del caregiver.

Dunque, è importante che il bambino possa godere di un parenting dalle qualità affettive adeguate, che sappia garantire un buono sviluppo cognitivo, affettivo e sociale, e che fornisca buone capacità di autoregolazione emotiva attraverso le capacità mentalizzanti di cui si è parlato nei precedenti articoli della rubrica. Per mettere a confronto la genitorialità e l’omogenitorialità, occorre chiarire quali sono le variabili che fanno di un parenting un “buon parenting”. Secondo Belsky, fattori da considerare per valutare l’adeguatezza della funzione genitoriale sono, anzitutto, il funzionamento psicologico e di personalità dei genitori, la loro storia familiare, il loro bagaglio di valori e di credenze.

Ma esiste una differenza delle funzioni di parenting tra l’omogenitorialità ed eterogenitorialità?

Altri aspetti importanti da considerare risiedono nella qualità affettiva della relazione che lega i due membri della coppia ed il supporto di cui essi godono nel loro contesto familiare e di vita sociale. Infatti, molti studi hanno rilevato una relazione tra fattori stressogeni (disaccordo tra i membri della coppia, sostegno familiare carente) e condizioni di umore basso, scarso rendimento scolastico e disturbi del comportamento nel bambino.

Come nella eterogenitorialità, anche nell’omogenitorialità gli stili di attaccamento maturati da partner nelle relazioni precoci influenzano il modo di vivere i rapporti col partner, e hanno ripercussioni sulla capacità di gestione dei conflitti e sul benessere della coppia in termini di appagamento e solidità. Nelle coppie omosessuali, tuttavia, sembra che la gestione del conflitto (finanze, lavori domestici, etc…) sia più funzionale rispetto a quanto avviene nelle coppie eterosessuali.

Questo aspetto potrebbe essere spiegato dal fatto che nelle coppie omosessuali gli stereotipi di genere hanno un peso inferiore e ciò lascia ipotizzare una maggiore flessibilità durante i diverbi tra partner. Partner omosessuali, infatti, mostrano una più spiccata propensione ad entrare in contatto con l’altro e a mostrare empatia, rendendo più efficace la risoluzione dei conflitti.

Nonostante molti studi sin ora condotti non hanno rilevato particolari differenze di parenting tra eterogenitorialità e omogenitorialità, è stato riscontrato che il minority stress incide sul benessere dei membri della coppia omosessuale. Per minority stress si intende lo stress correlato all’appartenenza di una minoranza: la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), infatti, è soggetta purtroppo a diverse manifestazioni di disapprovazione sociale che si traducono in vissuti traumatici di lieve o grave entità.

Quindi, uno dei fattori che può impattare negativamente sulla qualità dell’omogenitorialità è proprio l’essere esposti alla stigmatizzazione, alla discriminazione e all’omofobia, nonché quello di non godere del supporto delle famiglie d’origine.

Quali difficoltà nell’omogenitorialità?

Una delle preoccupazioni maggiormente sentite dalle coppie omogenitoriali è relativa al fatto che la presenza di due genitori dello stesso sesso potrebbe portare a difficoltà nella socializzazione di genere, relativamente all’identità di genere, al ruolo di genere e all’orientamento interferendo per questo con il perseguimento del benessere psichico dei figli. Questa preoccupazione è ancora più sentita da coppie di genitori gay, per i quali si aggiunge il timore che i figli possano vivere negativamente l’assenza di una figura femminile.

Nonostante il minor peso degli stereotipi di genere, infatti, anche nelle coppie di genitori gay, coerentemente con l’opinione comune, è presente l’idea che la donna sia più in grado di prendersi cura di un figlio. Inoltre, sembra che figli di coppie omosessuali con partner gay siano oggetto di discriminazione in misura maggiore rispetto ai figli di coppie omogenitoriali con partner lesbiche.

In generale, alcuni autori di approccio evolutivo e cognitivo affermano che i bambini sono in grado di costruire l’identità di genere facendo riferimento a modelli sociali (amici, parenti, etc…) e al contesto esterno gendered, cioè strutturato in base al genere. Infatti, secondo alcune ricerche bambini e bambine, figli rispettivamente di madri lesbiche e di padri gay, non risultavano meno mascolini e meno femminili dei bambini con padri gay, delle bambine con madri lesbiche e dei bambini con genitori eterosessuali.

La maggioranza di figli cresciuti nelle famiglie omogenitoriali, infatti, si dichiara eterosessuale, ma manifesta una maggiore apertura mentale nei confronti di altri orientamenti sessuali. Secondo alcuni studi non si riscontrano, inoltre, differenze significative tra le probabilità di sviluppare orientamenti eterosessuali o omosessuali in bambini cresciuti in famiglie eterosessuali e omosessuali. 

Punti di forza da cui partire: verso una legalizzazione a sostegno dell’omogenitorialità

A dispetto dei pregiudizi nei confronti dell’omogenitorialità, si riscontrano diversi punti di forza nelle famiglie omogenitoriali. Nelle famiglie con madri lesbiche, infatti, si riscontra un’elevata capacità di sintonizzazione per quanto riguarda le modalità di esercitare la funzione parentale e una condivisione di idee e valori relativi all’educazione dei figli.

Inoltre, sia nelle famiglie con madri lesbiche sia nelle famiglie con padri gay, la divisione dei compiti relativi all’accudimento dei bambini viene stabilita in maniera egualitaria e la funzione parentale viene esercitata in maniera meno rigida. Interessante appare un confronto tra padri omosessuali e padri eterosessuali, in base al quale i primi manifestano un maggiore coinvolgimento nella relazione con i figli rispetto ai secondi. In generale, alcune ricerche in ambito europeo hanno rilevato che i bambini di coppie omosessuali sviluppano un tipo di attaccamento sicuro e hanno smentito la convinzione che l’omogenitorialità possa causare differenze nello sviluppo psicologico dei bambini.

Alla luce di quanto detto, si può affermare che è proprio il mancato riconoscimento legale dell’omogenitorialità ad alimentare, inevitabilmente, reazioni di sdegno e di disprezzo da parte della società, corroborandone lo scetticismo e rafforzando i pregiudizi. Se le autorità, in primis, non rimandano l’idea di un’omogenitorialità come una delle possibili forme di parentalità, come può questa essere accolta dalla società, destabilizzata da modelli familiari che si discostano da quelli normativi?

Le discriminazioni sociali, inoltre, impattano notevolmente sul benessere psicologico dei figli di coppie omogenitoriali e il vuoto legislativo non ne permette la tutela. L’omogenitorialità, infatti, è ancora oggetto di un duro dibattito in ambito politico, giudiziario, mediatico e scientifico.

Una riflessione critica

La conclusione di questo articolo non vuole essere una sterile provocazione, ma uno spunto di riflessione: si considera mai quanto la paternità o la maternità nell’omogenitorialità sia una scelta consapevole e, quasi mai, qualcosa di non voluto, di non pensato, di non progettato, di capitato per caso? Si considera mai che un bambino adottato – da una coppia eterogenitoriale come da una coppia omogenitoriale – può godere dell’amore di persone che hanno lottato per averlo? La famiglia deriva da una costruzione sociale e culturale che, ora come ora, può concretizzarsi in forme molteplici e peculiari. È più funzionale continuare a considerare questi assetti familiari come “devianti” e lasciarli nell’attuale vuoto legislativo, oppure coglierne i punti di forza e le risorse affinché siano tutelati nel loro essere?

Nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia ha dichiarato che non esiste fondamento scientifico a supporto del fatto che uno sviluppo sano ed equilibrato della persona richieda la presenza di un padre e di una madre. Piuttosto, a conferma di quanto detto finora, risulta essenziale la qualità della cura fornita da caregivers che siano capaci di garantire protezione, di empatizzare e riconoscere bisogni e stati mentali, di trasmettere valori e di sostenere il raggiungimento delle tappe evolutive necessarie alla crescita del bambino.

Fabiana Navarro per Questione Civile

Bibliografia

  • Bersani, G., & Iannitelli, A. (2015). Omogenitorialità: esiste la necessità di una riflessione degli esperti della salute mentale?. Rivista di Psichiatria, 50(1), 1-2.
  • Conti, D. D. Omogenitorialità correlata allo sviluppo del benessere psicologico dei figli. QUALE psicologia, 24.
  • Lingiardi, V., & Carone, N. (2013). Adozione e omogenitorialità: l’abbandono di Edipo?. Funzione gamma, 30.
  • Pelosi, G. (2019). Famiglie omogenitoriali: i figli di genitori omosessuali hanno più rischi psicologici rispetto ai figli di coppie eterosessuali?. Semestrale a cura degli studenti della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva e dell’Associazione di Psicologia Cognitiva, 64.
  • Taurino, A. (2012). Famiglie e genitorialità omosessuali. Costrutti e riflessioni per la disconferma del pregiudizio omofobico. Rivista internazionale di Filosofia e Psicologia, 3(1), 67-95.
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