Cottarelli, ex direttore dell’FMI: una nuova riforma per la scuola

Cottarelli

Una scuola fuori forma ha bisogno di una riforma: Cottarelli contro le superiori italiane

Che l’ex direttore del dipartimento degli Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, e dunque economo di prestigio, Carlo Cottarelli proponga una scuola superiore unica non ci deve stupire. La scuola è ormai un’azienda guidata dal direttore scolastico, presenta un’offerta formativa per clienti sempre più esigenti, paga i docenti come operai. Tra i tanti che vi mettono bocca, che a farlo sia, per l’appunto, Carlo Cottarelli, Commissario straordinario di Governo per la spesa pubblica dei governi Letta e Renzi, non deve far rabbrividire. È in linea con l’indirizzo economico che la questione scuola ha assunto almeno dalla Riforma Gelmini.

Cottarelli dixit: facciamo una scuola superiore unica

Quella di Cottarelli all’Espresso è la proposta di una scuola superiore unica “all’americana”. Il che non sarebbe nemmeno un problema. Materie di base con a scelta corsi accessori che assecondino le inclinazioni dello studente o della studentessa.

Cosa è preoccupante è quello di voler annullare la differenza tra licei e scuole tecniche. Dove vadano a finire i professionali non è dato sapersi.

Cottarelli parla di scuole di serie A e di serie B, come se parlasse di calcio, denunciando populisticamente l’esistenza di un divario sociale legato alla scuola. È vero che la scuola è specchio della società: la nostra è affetta da tante “malattie sociali”, che la scuola, semmai, tenta di guarire. La scuola in generale. Non il liceo, non il tecnico, non il professionale.

La domanda sorge spontanea: cosa crea la discrepanza di status, per cui liceo sta a rampollo di buona famiglia, come professionale sta a ragazzo/a problematico/a o svogliato/a?

Cottarelli economo fa economia sulla scuola

Negli anni, la scuola, oltreché perdere di credibilità, proprio in virtù della sua “economicizzazione”, fatta di offerte, piani ad personam, sconti e saldi vari, ha perso di democrazia: ogni indirizzo, come un buon negozio, ha “targettato” la sua “mercanzia” per un cliente (pre)definito. Come Cartier fa con i suoi gioielli, e il salumiere di paese con i prosciutti.

La vulgata vuole che in capo alla serie A ci sia il liceo classico. Studenti con la erre moscia finta, di generazioni e generazioni di classicisti, adesso avvocati, banchieri, medici, … il resto si dirada fino all’ultimo gradino della catena alimentare delle scuole superiori.

La scuola superiore stessa è nata classista, non ce lo neghiamo. Nasce, per semplificare, con Gentile, pensatore di punta del regime fascista.

Ciò che è preoccupante che poco si sia modificata da allora. Sto dando ragione a Cottarelli, allora? Come potrei io, classicista, nato in una delle regioni più in difficoltà del Meridione (la Basilicata), in una famiglia con un reddito medio-basso?

Cottarelli

Una scuola di Stato diventata scuola di status

Quello che notifico è, però, il fatto che il problema, oltre che essere alla radice, si va accentuando proprio alla luce della clientela nuova di determinati istituti.

Liceo, ormai, è diventato sinonimo di università, senza la quale non si potrà mai e poi mai accedere al mondo del lavoro. E spesso non basta nemmeno la laurea per quello.

Tecnici e professionali, in un contesto lavorativo sempre più iperspecializzato, in cui il geometra è meglio se è anche ingegnere, non formano più a professioni spendibili subito dopo il diploma.

Il problema, allora, sta nello stato delle cose oggi: richiediamo giovani lavoratori plurilaureati, superformati, ma soprattutto produttivi e performanti. Questo perché il mercato del lavoro è claustrofobico.

Le scuole, i cui fondi sono sempre i primi a essere tagliati nelle manovre economiche, hanno a che fare con questa situazione paradossale: poiché liceo=università=lavoro, la qualità di insegnamento per i “clienti-allievi” che hanno scelto il tecnico o il professionale deve essere da discount. E tutto ciò di necessità: quella “clientela” si è spacciata da sola. Sa che mangerà male.

Si veda la crescita esponenziale delle iscrizioni al liceo scientifico, che, di per sé, viene sempre più tecnicizzato, con eliminazione di latino, con il taglio alla filosofia, … con l’assurda constatazione che i tecnici riducono gli iscritti, ma il liceo scientifico “tecnicizzato” li aumenta a discapito dell’indirizzo “normale” (col latino, per intenderci) e del liceo classico.

Cottarelli, vero profeta in patria

Cottarelli, insomma, preannuncia (anzi, propone) qualcosa che è già in atto: quando il classico morirà, rimarrà solo lo scientifico tecnologico a fare da catalizzatore dei genitori che vogliono a tutti i costi un percorso liceale pre-università che si rispetti (a loro avviso). Gli altri indirizzi languiranno nella famosa serie B. Ed è lo scenario che abbiamo sotto gli occhi.

A questo ha portato il decurtamento delle ore di materie umanistiche e la mistificazione tra tipologie di indirizzo. Lo scopo era quello di essere trendy e flessibili per modellare un piano dell’offerta formativa a prova di alunno, anzi, di genitore.

Questo campionato, mi sa che per essere giocato bene, deve prevedere il ritorno di un netto confine tra liceo (con latino, filosofia, fisica e storia dell’arte), tecnico e professionale. E all’interno la branca che si addice a ciascun curriculum, poiché è da questa libertà democratica, che potremo avere una società plurale e vibrante di persone e profili sociali diversi. Non di certo cercando di buttare tutto in un unico calderone: questa democratizzazione forzata della scuola unica, e questa “dittatura” dello scientifico (specie tecnologico) ce lo stanno insegnando: è una situazione che crea una minoranza, quella di altri tipi di scuole, il cui accesso, poi, agli ordini di istruzione successivi è reso difficile, per la negligenza del corpo docente schiavo del meccanismo vigente.

Cottarelli e la scottante verità della scuola italiana

È una democratizzazione populista che porta ad appiattimento e grigiore: tutti competenti, pronti (?) all’università, poi chissà a cosa ci sarà dopo.

Crede davvero Cottarelli di risolvere tutto con una scuola superiore unica? Anche in quel caso, si creerà la scuola di serie A del quartiere x col corso di cucina sudcoreana, e la scuola di serie B del quartiere y che a malapena fa ginnastica in una palestra vera.

Riccardo Stigliano per Questione Civile

Sitografia

www.orizzontescuolanotizie.it

www.lespresso.it

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