La Costituzione del 1947: creazione di un nuovo Giappone

La Costituzione

Breve introduzione alla genesi della Costituzione giapponese del 1947

L’entrata in guerra del Giappone avrebbe segnato la fine di quel “Governo Illuminato” tanto caro agli artefici della Restaurazione Meiji. Nel 1945, a seguito del secondo conflitto mondiale, le truppe alleate occuparono il Giappone. Con la Dichiarazione di Postdam, oltre a obbligare il Giappone alla resa incondizionata, vennero definiti anche gli obiettivi principali dell’occupazione alleata successiva ad essa:

Il governo giapponese dovrà rimuovere tutti gli ostacoli alla rinascita e al rafforzamento delle tendenze democratiche nel popolo giapponese. Dovranno essere stabilite le libertà di parola, di religione, di pensiero, così come il rispetto dei diritti umani fondamentali”.

Questo momento può essere considerato il primo passo verso la genesi della Costituzione giapponese del 1947.

Douglas MacArthur e la nuova visione dell’Impero giapponese

Gli attori principali di quella che verrà considerata la più grande rivoluzione costituzionale dell’Estremo Oriente furono gli americani sotto la guida del generale Douglas MacArthur. Gli obbiettivi di Washington erano quelli di creare una “vera” (e occidentale) democrazia in Giappone ponendo fine alla “illusoria” democrazia Meiji. Secondo questo disegno l’Imperatore avrebbe assunto, se fosse continuato a esistere, una funzione meramente simbolica, priva di ogni potere sovrano in contrasto con la visione dei giapponesi che lo ritenevano l’unico titolare della sovranità e del potere; la sovranità sarebbe appartenuta quindi al popolo in linea con i principi delle costituzioni occidentali; nuovi diritti sarebbero stati introdotti, ed inoltre, l’esercito e ogni forma di forza armata avrebbe dovuto essere dismessa.

La Dichiarazione della natura umana dell’Imperatore: brevi cenni

Secondo MacArthur, i giapponesi non avrebbero dovuto abbandonare le tradizioni, ma farle coesistere con quelle più evolute occidentali. Il nuovo sistema politico non sarebbe stato imposto ai giapponesi, ma si sperava che i giapponesi fossero incoraggiati a introdurre autonomamente le riforme democratiche, anche grazie alla mediazione dell’Imperatore. MacArthur rimase profondamente colpito dalla figura di Hirohito; egli era convinto che mantenendolo al potere si sarebbero evitate gravi ritorsioni al popolo giapponese e, soprattutto, sarebbe stato un alleato utile per consentire una facile transizione al nuovo sistema costituzionale.

Pertanto, grazie alle attente considerazioni del Generale si evitò la condanna, durante il processo di Tokyo nel 1948, dell’Imperatore. Certamente una divinità in terra spaventava Washington, pertanto si spinse verso l’umanizzazione del Dio Imperatore. Nel 1946 Hirohito trasmise via radio la Dichiarazione della natura umana dell’Imperatore che cambiò radicalmente la storia imperiale del Giappone.

La Dichiarazione costituiva l’epilogo del mito dell’imperatore, della sua infallibilità e della sua natura divina:

«Il legame fra noi e il nostro popolo si è sempre fondato sulla reciproca fiducia e il reciproco affetto. Esso non deriva da semplici leggende o miti. Non si basa sulla falsa concezione secondo la quale l’imperatore sarebbe divino e secondo la quale il popolo giapponese sarebbe superiore ad altre razze e predestinato a governare il mondo».

L’umanizzazione dell’Imperatore e la sua nuova funzione di simbolo del popolo avrebbero rafforzato l’attività rinnovatrice degli americani.

L’inizio dei lavori preparatori

In una prima fase il Generale affidò il compito di revisionare la costituzione ai giapponesi. Il Primo ministro Kijuro Shideara e molti suoi colleghi, ancora legati al vecchio Impero Giapponese, erano estremamente riluttanti a riformare la Costituzione Meiji con un documento più “americano”.

Al fine di rendere più accettabile la riforma, Washington spingeva affinché gli artefici della riforma fossero i giapponesi. Questo probabilmente fu deciso per evitare che i giapponesi sentissero imposta la nuova Costituzione. Inizialmente il compito di riformare la Costituzione venne affidato al principe Konoe Fumimaro, che nel novembre 1945 presentò una proposta di riforma; a dicembre dello stesso anno, il suo nome apparve nella lista dei massimi criminali di guerra. Cinque giorni dopo si suicidò.

Alla fine del 1945, Shideara aveva nominato Matsumoto Joj a capo di una commissione di esperti costituzionalisti incaricata di ricercare le soluzioni al delicato problema di riforma costituzionale. Il progetto di riforma, chiamato “Matsumoto Draft[1], venne reso pubblico sul quotidiano Mainichi il 1° febbraio del 1946; la proposta di riforma fu ritenuta molto conservatrice poiché apportava ben pochi cambiamenti dal vecchio sistema costituzionale, in particolare si preservava del tutto la vecchia figura dell’Imperatore. Il progetto venne rifiutato da MacArthur, il quale formò una commissione (Far Eastern Commission) il cui compito era quello di redigere una nuova Costituzione più vicina alle tradizioni “democratiche” occidentali.

La commissione costituente

La commissione era composta da 24 membri, 16 ufficiali militari e 8 civili. Seppur i membri scelti avessero conoscenze giuridiche (alcuni di loro erano avvocati), nessuno era specializzato in diritto costituzionale ne quanto meno avevano conoscenze profonde del Paese. Uno dei membri più rilevanti e “l’unica persona a poter vantare una vera conoscenza ed esperienza del paese[2]” era Beate Sirota Gordon, una donna di 22 anni che viveva in Giappone fin dalla sua giovane età e che svolgeva l’attività di interprete per il Generale MacArthur durante la sua permanenza in Giappone. A lei si deve la formulazione degli articoli 14 e 24 della Costituzione.

 Le MacArthur Notes: la fiaccola verso la nuova Costituzione giapponese

Il 3 febbraio del 1946 MacArthur inoltrò ai membri della commissione i principi generali (MacArthur Notes) su cui i lavori si sarebbero dovuti basare.

Le “MacArtur Notes” prevedevano:

  1. Emperor is at the head of the state. His succession is dynastic. His duties and powers will be exercised in accordance with the Constitution and responsive to the basic will of the people as provided therein.
  2. War as a sovereign right of the nation is abolished. Japan renounces it as an instrumentality for settling its disputes and even for preserving its own security. It relies upon the higher ideals which are now stirring the world for its defense and its protection. No Japanese Army, Navy, or Air Force will ever be authorized and no rights of belligerency will ever be conferred upon any Japanese force.
  3. The feudal system of Japan will cease.  No rights of peerage except those of the Imperial family will extend beyond the lives of those now existent. No patent of nobility will from this time forth embody within itself any National or Civic power of government.Pattern budget after British system.

I lavori si svolsero in segretezza finché il 13 febbraio venne presentata al governo giapponese una bozza in lingua inglese della costituzione (denominata MacArthur Draft), sancendo una rottura con le proposte presentate dal Governo.

Nihon-kokukenpo: la Costituzione giapponese

Il 3 novembre del 1946 venne promulgata la nuova Costituzione (Nihon-kokukenpō). ed entrò finalmente in vigore il 3 maggio del 1947.

La costituzione, ancora oggi vigente, è composta da undici capitoli e un preambolo:

Preambolo

L’Imperatore (1–8)

II.        La Rinuncia alla Guerra (9)

III.       Diritti e Doveri del Popolo (10–40)

IV.       La Dieta (41–64)

V.         Il Gabinetto (65–75)

VI.       Il Potere Giudiziario (76–82)

VII.      Le Finanze (83–91)

VIII.     Il Governo Locale (92–95)

IX.       Emendamenti (96)

X.        La Legge Suprema (97–99)

XI.       Disposizioni Ulteriori (100–103)

Nel 1952, i conservatori e i nazionalisti tentarono di emendare la costituzione per renderla più “giapponese”, ma questi tentativi fallirono soprattutto per l’estrema difficoltà di emendarla. Gli emendamenti richiedevano infatti l’approvazione da parte dei due terzi dei membri di entrambe le camere della Dieta Nazionale prima che potessero essere presentati al popolo in un referendum. Solo alla fine di questo referendum l’Imperatore avrebbe dovuto promulgare, senza possibilità di rifiutarsi, il testo costituzionale riformato. Pertanto, risulta facile intuire perché ancora oggi la Carta costituzionale non sia stata emendata.

La sovranità popolare contenuta nel preambolo[3], la natura dell’Imperatore di simbolo dello stato e dell’unità del popolo, la rinuncia alla guerra, la previsione di un’ampia gamma di diritti fondamentali, il rispetto dei diritti umani, la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e l’assoggettamento degli organi di Governo[4] alla legge costituzionale, la separazione fra religione e stato   segnarono una profonda rottura con il passato riuscendo a raggiungere, forse, l’obbiettivo della “democratizzazione” tanto desiderata durante l’epoca Meiji.

Gerardo Coppola per Questione Civile

Bibliografia e sitografia

Jones, C. (2023). The annotated Constitution of Japan: A Handbook.

Matsui, S. (2010). The Constitution of Japan: A Contextual Analysis. Bloomsbury Publishing.

Mazza, M. (2019). I sistemi del lontano Oriente.

Pinelli, C. (2021). Mario G. Losano , Le tre costituzioni pacifiste. Il rifiuto del- la guerra nelle costituzioni di Giappone, Italia e Germania, Frankfurt am Main, Max Planck Institute for European Legal History, 2020. Diritto Pubblico

Tipton, E. K. (2011a). Il Giappone moderno. Una storia politica e sociale.

www.ndl.go.jp

www.treccani.it


[1] Pinelli, C. (2021). Mario G. Losano , Le tre costituzioni pacifiste. Il rifiuto del- la guerra nelle costituzioni di Giappone, Italia e Germania, Frankfurt am Main, Max Planck Institute for European Legal History, 2020. Diritto Pubblico, 27, pp.174-175

[2] Tipton, E. K. (2011). Il Giappone moderno. Una storia politica e sociale. pp.250

[3] Il governo è un diritto sacro del popolo, la sua autorità deriva dal popolo, i suoi poteri sono esercitati da rappresentanti del popolo, e i suoi benefici sono goduti dal popolo».

[4] Art.99: L’Imperatore, il Reggente, i ministri di Stato, i membri della Dieta, i giudici e tutti gli altri pubblici funzionari sono obbligati a rispettare e a difendere la presente Costituzione.

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