Colori liquidi, ribelli oltre il confine dello spazio

colori liquidi

Laddove esiste uno spazio confinato, i colori liquidi possono stimolare il desiderio a oltrepassarlo

I colori liquidi ci confermano che non basta creare o fare arte perché si possa parlare di arti terapie. È irrinunciabile la relazione d’aiuto a triangolazione: paziente-immagine-arteterapeuta, dove il corpo si rende il primo dei mediatori. La fiducia fa da perno, perché questo sconfinare abbia sempre delle ancore di salvataggio.

“L’Arteterapia e le sue consistenze nel processo creativo”
– N.4
Questo è il quarto numero della Rubrica di Area dal titolo “L’Arteterapia e le sue consistenze nel processo creativo, appartenente all’Area di Scienze Umane

Siamo Colori Liquidi

Giunti al termine di questo primo approccio con le consistenze dell’arteterapia, abbiamo attraversato il percorso: “Prenditi Cura di Te. Il Benessere inizia da Noi”. Ci siamo rivolti a materiali di media consistenza, né liquidi né solidi, morbidi come la carta igienica e vischiosi come la colla vinilica. Ci siamo interfacciati con la solidità e la plasticità dell’argilla. È il momento di immergerci nella sostanza liquida, che ha la naturale tendenza a fluire, defluire e tracimare, in costante movimento.

Basti pensare al corpo umano, composto dal 50 al 77% di acqua; ca. il 90% quando è un embrione, alle quantità d’acqua presenti sul Pianeta, ca. il 70% della superficie terrestre e alla pittura rupestre, medium per uomini e donne sin dalla preistoria, per comunicare sé stessi e sé stesse e tutto ciò li circonda.

L’incontro si aprirà con una fase espositiva. Alle due pareti laterali si troverà un telo trasparente in plastica, al suolo uno spazio bianco che ricoprirà tutto il centro della stanza. È su questo spazio che le opere degli incontri precedenti e i materiali artistici accoglieranno i partecipanti.

Le opere saranno disposte in colonne, sui due lati della sala (a destra e a sinistra), in ordine cronologico e suddivise per partecipante. I materiali a disposizione saranno colori liquidi (o con l’aggiunta di acqua raggiungeranno uno stato liquido): tempere, acrilici, pigmenti in polvere, pennarelli, pastelli  acquarellabili…

I partecipanti sono ora invitati a osservare queste opere, passeggiarci accanto, avvicinarsi o allontanarsi. È una mostra dove “i quadri” non sono incorniciati o appesi. Si rendono parte dell’opera comune, rimanendo all’interno del setting, in un contesto di fiducia e familiarità, instaurata nel gruppo e con l’arteterapeuta. Alla fine di questa prima fase è possibile lasciare dei titoli, posizionati sotto l’opera scelta; laddove si sente un richiamo, uno stimolo, un’ispirazione.

I colori liquidi si animano di vita propria: quarto incontro del percorso

Qui entra in scena quella che chiameremo la colonna sonora del gruppo: un patchwork di canzoni selezionate dai partecipanti a inizio percorso, in modalità privata. La musica andrà ad accompagnare il momento di contatto creativo con i colori liquidi.

L’esplorazione è un invito a sperimentare i materiali in libertà, mantenendosi negli spazi disponibili e nel rispetto della sala ospitante. È consentito creare sull’ampio spazio bianco ancorato al pavimento (dallo scotch da pacchi) e sui teli trasparenti alle due pareti laterali. Per facilitare il movimento è posizionata una copertina imbottita, tra il pavimento e i grossi cartelloni di carta appoggiati sopra.

Alcuni partono spontaneamente, distendono il colore, altri contemplano, pongono domande. Qualcuno ci danza assieme, ci si tuffa, gli cantano una canzone. Altri ancora lanciano i colori… Assistiamo a un vero e proprio action painting. Un partecipante è in piedi, vive la prima parte dell’esperienza con veemenza. I gesti sono ripetuti a un ritmo interno proprio, le braccia si movimentano in direzione delle pareti sui teli trasparenti. Il colore vola, si sparge, cola, anche al di sopra dei teli, schizzando sul muro (che verrà pulito). È questo il momento in cui un’arteterapeuta interviene, contenendo il contesto, non solo per il singolo, ma anche in relazione al gruppo e al setting.

Chi ha scelto un ritmo rapido può rallentare ora e chi uno lento può provarne uno un po’ più rapido, gradualmente.

Neppure queste parole hanno contenuto le emozioni del partecipante. A questo punto oltre la voce entra in gioco il corpo. L’arteterapeuta può avvicinarsi, simulando un movimento lento del colore sulla superficie. Questo meccanismo ha attivato a sua volta un rallentamento, grazie ai neuroni specchio. Infatti il partecipante ha ripreso coscienza del luogo e delle persone con cui si trovava e il controllo della sua gestualità. Si è ricontattato nel presente.

I colori liquidi ostacolano o facilitano il processo creativo?

Potete provare diversi livelli nello spazio, sopra-sotto, destra-sinistra. Provate a creare anche con altre parti del corpo, oltre le mani.

A questo punto il partecipante si abbassa e sceglie di sperimentare il suolo. Si sdraia sul dorso e dipinge dondolandosi sulla schiena. È un atto corporale, viscerale, primigenio. Cattura l’attenzione del gruppo. I movimenti sono ancora ripetuti con un ritmo costante. A differenza della prima fase creativa, dove rabbia e frustrazione prevalgono (come lui stesso confiderà), è il piacere di giocare a guidarlo. Tutto il suo volto sorride. Qualcosa si è mutato dentro durante il processo creativo. Le emozioni da “negative” si sono trasformate in “positive”. Ciò è stato facilitato dalla cosiddetta relazione d’aiuto a triangolazione che comprende il partecipante, l’opera e l’arteterapeuta.

Possiamo dedurre che qualsiasi mediatore artistico possa sia facilitare che ostacolare il processo. Gli effetti dipendono sempre da più fattori, collegati fra loro, quali ad esempio:

  • la propensione alla scoperta
  • il timore di sporcarsi e di sporcare
  • la gestione del controllo
  • la percezione del confine tra Sé, l’Altro e lo spazio ospitante
  • la conoscenza tra i membri del gruppo
  • le indicazioni dell’arteterapeuta
  • lo stato d’animo del(la) partecipante

Il laboratorio si conclude con una condivisione gruppale. Ognuno sceglie un posto all’interno del setting dove raccontarsi e porta con sé le opere degli incontri precedenti con i titoli in dono. C’è chi prediligerà uno spazio interno all’opera comune e chi esterno. Qualcuno avrà dipinto un prato fiorito, in piedi, sul telo trasparente appeso a una delle pareti, alla ricerca di un dialogo interiore. Anche prendersi dei momenti per sé nel processo creativo gruppale è un diritto.

Ogni volta che entriamo nel paesaggio lo lavoriamo e ne siamo lavorati. Il paesaggio che riesce a contenerci offre un’esperienza terapeutica, di cura, ricorda A. Folli.

Darsi il permesso e sentirsi al si-curo.

A posteriori è stato chiesto ai partecipanti

  • Cosa ti ha permesso utilizzare questi materiali nel contesto?
  • Che cosa puoi dire del processo creativo grazie ai colori liquidi?

Ripercorriamo insieme dei momenti salienti dell’incontro con alcuni utenti.

Erica, il tempo della dedizione:

Per quanto riguarda la parte dei titoli, riceverli mi ha fatto sentire gratificata e apprezzata, indipendentemente dal messaggio contenuto,  proprio per averci dedicato del tempo. È stato bello aver avuto la possibilità di ricapitolare il percorso fatto!

Desiré, nuove letture e interpretazioni:

L’incontro finale di “Prenditi Cura di Te” è stato quello in cui ho realizzato che ognuno di noi sarebbe potuto essere co-creatore dell’opera dell’altro/-a. Ci è stata data la possibilità di poter attribuire dei titoli alle opere degli altri… Era passato del tempo da quando le opere erano state realizzate. Rivederle sotto una nuova luce mi ha permesso sia di reinterpretare le mie con occhi diversi, sia di leggere le altre secondo nuovi stati d’animo.

In una seconda fase del laboratorio abbiamo potuto realizzare nuove opere, abbiamo condiviso gli spazi. Le volte precedenti ognuno interveniva solo attraverso il proprio materiale. Mi è piaciuto poter sconfinare delicatamente anche nelle parti degli altri…incontrarci con i nostri pennelli, le nostre mani e i nostri sguardi. È stato un momento di condivisione totale dello spazio e delle opere che in alcuni momenti si sono sovrapposte. Ho avuto l’impressione che non ci fossero confini. Benché inizialmente io abbia lavorato solo in una piccola parte di quella enorme tela sul pavimento, successivamente ho sentito il desiderio di espandermi. Ho notato che è stato così anche per gli altri. La musica di sottofondo mi ha aiutato in questo processo. Non è stato un elemento disturbante. Al contrario, cambiando ritmo mi ha permesso di seguire il flusso di emozioni e adattarmi a ciò che sentivo in maniera del tutto spontanea.

Infine leggere tutti i titoli attribuiti alle opere ha evidenziato quanto siano molteplici e possibili le visioni, le sensazioni di fronte ad uno stesso oggetto. È stato significativo, perché ognuno ha espresso una visione, un punto di vista, la sua sensazione personale. Questo mi ha fatto ragionare su ciò che gli altri hanno letto nelle mie opere e ciò che invece avevo provato io nel realizzarle. È stata una rilettura emozionante.

Ginevra, un intenso desiderio di espansione, tra il lasciarsi andare e il trattenersi (o contenersi?):

Con tutti i materiali mi veniva da usare più le tempere e soprattutto mi veniva da “buttare”… cioè usare i materiali in modo liberatorio. Mi piaceva più usare un ampio spazio che uno piccolino, infatti rimanevo stupita quando vedevo chi ne usava uno piccolo. A me veniva più da “buttare le tempere” e prendere un grande spazio. Mi piaceva molto, mentre fare dei dettagli non mi divertiva. Ho cercato di fare quello che mi andava, però sempre non fino in fondo, cioè tenendomi un pochino.

Marisa, bisogno di fare ordine:

Sono pensieri un po’ caotici. Sto attraversando un momento in cui la mente da poco supporto alle sensazioni. Non riesco bene a “riordinare” con il pensiero logico le esperienze… Riguardo i titoli in dono: nonostante fossero cose lontane dalla mia mente non erano lontane dalle mie sensazioni. Sente calore brillante e luce, qualcosa che cresceva di potenza e intensità, infatti poi mi sono messa a dare manate sui muri. Era un’energia calda, all’inizio compressa e vorticosa che poi nel girare e pestare ha iniziato a scintillare ed espandersi.

La partecipazione degli utenti alla Rubrica è stata fondamentale per valorizzare gli effetti dei mediatori artistici in ambito arteterapeutico. L’importanza della loro consistenza a livello percettivo, sensoriale ed emotivo è elemento di costante ricerca per gli arte terapeuti di tutto il mondo.

Elena Piano per Questione Civile.

Bibliografia

  • Folli A., Il Counseling a mediazione naturale. D’acqua e di viaggio, di pietre e cielo; Edizioni Epoké, Novi Ligure (AL), 2023
  • Gianfranco Gaddi, Oltre il confine; Europa Edizioni, Roma 2018
  • Luzzatto P. C., Arteterapia, una guida al lavoro simbolico per lespressione e lelaborazione del mondo interno; Psicologia/
    Strumenti, cittadella editrice, Assisi (PG) 2009
  • Shott-Billman F., Quando la danza guarisce. Approccio psicoanalitico e antropologico alla funzione terapeutica della danza; (1994) trad. it. FrancoAngeli, Milano 2011

Sitografia

  • www.danceability.com
  • www.didatticarte.it
  • www.earthobservatory.nasa.gov
  • www.focus.it
  • www.gestalt.it
  • www.metafora-arteterapia.org
  • www.nuoveartiterapie.net
  • www.usgs.gov
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