Georgia ad un crocevia geopolitico tra le pressioni della Russia e le ambizioni verso l’Unione Europea: dalle elezioni contestate alle proteste di massa
Le recenti elezioni parlamentari in Georgia hanno scatenato una serie di proteste ed evidenziato una crescente polarizzazione politica, con l’opposizione filo-europea che denuncia frodi elettorali e manipolazioni dei voti ed il governo filo-russo che rivendica la vittoria. Il Paese tenta di navigare tra la spinta verso l’Occidente e le pressioni provenienti da Mosca.
Geopolitica della Georgia
La Georgia è un paese strategicamente situato tra Europa e Asia, dal vissuto lungo e geopoliticamente complesso, segnato da tensioni interne ed influenze esterne. La sua posizione la rende un punto di contesa tra le ambizioni europee e l’influenza russa. Negli ultimi anni la Georgia ha cercato di rafforzare i suoi legami con l’Unione Europea, mirando a una piena integrazione nell’Occidente.
Già dai primi anni 2000 sono iniziati ufficialmente i primi trattati con l’UE. Il passo più significativo nella direzione dell’integrazione europea è stato il Partenariato Orientale (Eastern Partnership) lanciato nel 2009, che ha incluso la Georgia insieme ad altri Paesi ex-sovietici come Ucraina, Moldavia, Armenia, Azerbaigian e Bielorussia. Nel 2014 la Georgia ha firmato un Accordo di Associazione con l’Unione Europea, corredato da un Accordo di Libero Commercio e un Visa Liberalization Action Plan. L’accordo ha rappresentato un passo cruciale per l’integrazione economica e politica, stabilendo una base solida per un partenariato più profondo con l’UE. Inoltre, a seguito di questo accordo, la Georgia ha ottenuto il regime senza visti con l’UE nel 2017 come risultato del suo impegno nelle riforme interne.
Tuttavia, la Russia ha mantenuto un ruolo dominante nella regione sin dai tempi sovietici, considerando la Georgia parte della sua sfera di influenza e opponendosi fermamente ai suoi tentativi di avvicinarsi all’UE e alla NATO.
Georgia post-sovietica e la rivoluzione delle rose
Nel periodo immediatamente successivo al crollo dell’Unione Sovietica (1991), la Georgia costruisce una identità nazionale indipendente. Ciononostante il Paese ha affrontato guerre devastanti, in particolare nei territori separatisti dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, che sono stati sostenuti dalla Russia. Questi conflitti hanno segnato profondamente il panorama politico e sociale della Georgia e hanno lasciato cicatrici che ancora oggi influenzano le sue politiche interne ed estere.
Durante gli anni 90, la Georgia ha vissuto anche una forte instabilità economica e politica, culminata con la guerra civile e il colpo di Stato del 2003, noto come la rivoluzione delle rose. Questo evento segnò una svolta decisiva con l’ascesa al potere di Mikhail Saakashvili, che ha promosso una serie di riforme radicali orientate verso l’Occidente e l’integrazione con le istituzioni internazionali come l’Unione Europea e la NATO. Le riforme economiche e la lotta alla corruzione hanno portato ad una certa stabilità, ma anche ad ulteriori nuove tensioni con la Russia culminate nel conflitto del 2008. A quel punto, la Georgia ha tentato di riconquistare l’Ossezia del Sud scatenando una guerra breve ma intensa con la Russia.
La guerra del 2008
Il conflitto del 2008 tra Georgia e Russia è stato un evento determinante nella geopolitica del Caucaso. La guerra è stata scatenata il 7 agosto 2008, quando la Georgia ha lanciato un’offensiva militare per riprendere il controllo dell’Ossezia del Sud, una regione separatista appoggiata dalla Russia.
In risposta, la Russia ha inviato le proprie forze armate non solo in Ossezia del Sud ma anche in Abkhazia, un’altra regione separatista georgiana. Il conflitto, durato cinque giorni, ha portato a pesanti perdite civili e militari e ha indebolito ulteriormente le aspirazioni della Georgia di entrare nella NATO. Alla fine, la Russia ha ottenuto il controllo effettivo di entrambe le regioni separatiste, consolidando la sua influenza sul Paese e aggravando le tensioni con l’Occidente. L’esito della guerra ha segnato un punto di rottura nelle relazioni tra la Georgia e la Russia, con la prima che ha visto rallentare il proprio percorso di integrazione con l’Unione Europea e la NATO.
Elezioni del 2024
Le precedenti elezioni parlamentari del 2020 sono state segnate da forti critiche da parte dell’opposizione e da accuse di brogli. Nonostante il partito di governo Sogno Georgiano abbia vinto con una larga maggioranza, l’opposizione ha denunciato irregolarità e manipolazioni dei risultati. Ciò ha scatenato proteste di massa che hanno evidenziato le divisioni politiche e sociali nel Paese. Le tensioni con la Russia e il desiderio di avvicinarsi all’Unione Europea hanno giocato un ruolo determinante in questa polarizzazione.
Le recenti elezioni parlamentari di ottobre 2024 hanno portato ad un’escalation delle tensioni. Il partito Sogno Georgiano, che continua a mantenere una posizione filo-russa, ha vinto di nuovo, ma le contestazioni da parte delle forze di opposizione sono state più intense.
Le accuse di frode elettorale e di violazioni dei diritti civili hanno scatenato nuove ondate di proteste. All’alimentazione delle proteste e del malcontento della popolazione ha contribuito sicuramente la recente decisione del Governo georgiano di ridurre l’impegno verso l’adesione all’Unione Europea. Mentre l’UE aveva visto la Georgia come un potenziale partner chiave nell’Est europeo, soprattutto dopo la firma dell’Accordo di Associazione nel 2014, l’attuale leadership ha iniziato a mettere in discussione questo percorso, privilegiando un approccio più neutrale nelle sue relazioni internazionali. Le pressioni della Russia, che considera la Georgia una sua zona di influenza, e le difficoltà interne hanno spinto il governo a riconsiderare il suo orientamento verso l’Occidente. Questa mossa ha alimentato il malcontento tra le forze politiche filo-occidentali e i manifestanti, che temono che una tale scelta possa compromettere le aspirazioni democratiche e di sviluppo del Paese.
Il Sogno della Georgia
Il Georgian Dream è uno dei principali protagonisti della politica georgiana dal suo fondamento nel 2012. Fondato da Bidzina Ivanishvili, un magnate miliardario georgiano, il partito si è presentato come una forza politica moderata con l’intento di rinnovare la politica del Paese.
Il suo obiettivo è quello di contrastare l’influenza e il dominio del partito Unione Nazionale (UNM) guidato da Mikheil Saakashvili, ex presidente della Georgia. Sogno Georgiano si è descritto come un partito che mira a garantire il benessere economico, la stabilità sociale e una politica estera più equilibrata, cercando di mantenere una posizione neutrale tra l’Unione Europea e la Russia, sebbene le sue inclinazioni verso quest’ultima siano state fonte di controversie.
La sua politica
Nel corso degli anni il partito ha adottato una posizione più ambigua riguardo all’adesione alla NATO e all’Unione Europea, privilegiando invece un rapporto più stretto con la Russia: questo ha suscitato critiche da parte delle forze politiche più filo-occidentali, che vedono il Sogno Georgiano come troppo indulgente nei confronti delle politiche di Mosca. Sul piano interno il partito ha implementato riforme economiche che hanno avuto un impatto positivo sulla crescita, ma ha anche affrontato accuse di corruzione e gestione autoritaria del potere.
Gli oppositori principali del Sogno Georgiano sono i partiti filo-occidentali, tra cui il Movimento Nazionale Unito (UNM) e il Partito della Libertà. Le tensioni tra il governo e l’opposizione sono aumentate soprattutto dopo le elezioni del 2020 e quelle del 2024, con l’opposizione che ha denunciato irregolarità elettorali e repressione delle manifestazioni di protesta. La polarizzazione politica in Georgia è quindi alimentata da una frattura profonda: da un lato, il Sogno Georgiano che promuove un’agenda di stabilità economica, ma che alcuni vedono come compromissoria nei confronti della Russia; dall’altro, un’opposizione che spinge per una linea dura verso l’integrazione nell’Occidente e il rafforzamento dei legami con l’UE e la NATO.
Le Proteste in Georgia
Le recenti proteste in Georgia sono esplose a seguito della crescente insoddisfazione popolare nei confronti del governo del partito Sogno Georgiano a pochi mesi dalle elezioni parlamentari del 2024. Le manifestazioni, che hanno coinvolto migliaia di persone, sono state alimentate da accuse di fraudolente manipolazioni elettorali, restrizioni alle libertà politiche e un crescente autoritarismo da parte del governo. Il contesto di queste proteste è reso ancora più delicato dalla polarizzazione interna, con l’opposizione che accusa il governo di allontanarsi dai valori europei cercando invece un avvicinamento alla Russia.
Le proteste sono emerse proprio ora, quando il Paese si prepara ad andare alle urne, come risposta a una percepita erosione della democrazia e a una crescente pressione sociale per un cambiamento politico. La tempistica non è casuale: l’opposizione vede nelle elezioni un’opportunità per sfidare il dominio del Sogno Georgiano, mentre le forze di governo cercano di consolidare il proprio potere in un clima di crescente tensione internazionale. Le manifestazioni hanno coinvolto diverse città, in particolare la capitale Tbilisi, e sono state caratterizzate da scioperi e blocchi stradali. Le forze di polizia hanno risposto con l’uso di lacrimogeni e spari in aria.
La situazione in Georgia rimane estremamente delicata, con un futuro incerto a fronte di crescenti tensioni interne e internazionali. Le recenti proteste hanno messo in luce il divario tra il governo e una parte significativa della popolazione che richiede maggiore trasparenza, democrazia e una chiara direzione verso l’integrazione europea. La reazione dell’opposizione e la risposta repressiva da parte delle autorità segnano un momento cruciale per la stabilità politica del Paese, con le prossime elezioni che potrebbero determinare il futuro della Georgia nelle dinamiche internazionali.
Sonia Bono per Questione Civile
Sitografia
www.theguardian.com
www.aljazeera.com
www.civil.ge
www.hrz.org
www.reuters.com