Politico incorona Giorgia Meloni “persona più potente d’Europa”

Politico

Perché Meloni è la personalità più influente d’Europa nel 2025 secondo Politico?

“Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero da chiamare è quello di Giorgia Meloni”.

Con questa riflessione si apre il celebre articolo di Politico, che ha definito la premier italiana come la personalità più influente d’Europa per il 2025. Giorgia Meloni viene considerata dalla testata internazionale come l’interprete perfetta dello spirito del tempo, ossia un approccio ideologico “sempre più radicale che fiorisce su entrambe le sponde dell’Atlantico”.

Nell’ottica di chi scrive, lo zeitgeist euro-atlantico degli anni ’20 del XXI secolo corrisponderebbe, nella sostanza, ad un Conservatorismo multiforme o fluido, populista nella fase di conquista del consenso, istituzionalista e governista, nella fase di responsabilità esecutiva e legislativa, quantomeno nel caso italiano. Chiaramente rimane un’opinione del tutto personale, alla luce dell’ascesa del conservatorismo nella maggior parte dei Paesi occidentali.

Si legge ancora nell’articolo di Politico: “In meno di un decennio, la leader di Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una folle ultranazionalista all’essere eletta Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, affermandosi come una figura con cui Bruxelles, e ora anche Washington, possono fare affari”.

Con un governo definito dalla testata come “uno dei più stabili mai esistiti nell’Italia del dopoguerra”, la Presidente Meloni “ha mantenuto al minimo la sua retorica anti-Ue ed evitato scontri con Bruxelles”.

La linea di Meloni

Nel pensiero di chi scrive, questa linea, a ragione e senza vergogna, dovrebbe essere chiamata con il suo nome reale, ossia “destra europeista”: una destra moderata, istituzionale, che ha avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle le approssimazioni e le debolezze strutturali del sovranismo puro (leggasi nazionalismo radicale populista), considerato dalla maggior parte degli analisti come antistorico, a tratti contraddittorio, marcatamente antiglobalista, economicamente isolazionista e, paradossalmente, avverso al piano del realismo politico contemporaneo.

Questa linea, giusta o meno che sia, ha inevitabilmente spiazzato i detrattori e gli oppositori politici di Giorgia Meloni, i quali si vedono impossibilitati ad attaccare il governo sul piano dell’antieuropeismo e dell’isolamento internazionale, sul piano dell’ordine dei conti pubblici, oppure sul posizionamento internazionale di fronte agli attuali scenari bellici. Infatti, la Premier italiana emerge come una delle sostenitrici più convinte della difesa Ucraina e della causa israeliana, pur con il dovuto impegno internazionale per una de-escalation nelle principali aree calde in Europa orientale ed in Medio Oriente.

Le sfide del governo italiano

Altra storia, invece, sono le questioni interne, come il calo della produttività economica dell’Italia, che subisce un duro contraccolpo a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dei costi di trasporto delle merci, in particolare a causa dei conflitti in corso, primo fra tutti la crisi nello stretto di Hormuz, che vede gli Houti attaccare navi militari e mercantili occidentali.

Sempre altra storia, la questione sanitaria in Italia e le inefficienze ormai strutturali del SSN, unito ad un sovradimensionamento sproporzionato nel bilancio nazionale della spesa pensionistica. Elementi, questi, che potrebbero portare il Paese, secondo le stime, ad un rischio di collasso economico a partire dal biennio 2026-2027. In quest’ottica, l’adozione di riforme del sistema previdenziale e del sistema sanitario nel prossimo futuro non è più discutibile, bensì necessaria.

Di fronte a ciò, il Governo Meloni non potrà procrastinare alla lunga l’adozione di interventi strutturali, probabilmente impopolari, per salvaguardare le casse dello Stato.

Gli endorsement internazionali e l’Europa che cambia

Tornando all’articolo di Politico, la crescente influenza della leader di Fratelli d’Italia è arrivata nel periodo in cui il Vecchio Continente avrebbe preso coscienza della crisi migratoria come problema non solo di alcuni Paesi ma come problema comunitario e continentale, nonché dei rischi annessi, non tanto sul piano della sicurezza internazionale, quanto invece su quello della stabilità economica.

Stando a quanto riporta la testata, Meloni, a tal riguardo, avrebbe giocato le sue carte attraverso una “collaborazione con la presidente Ursula von der Leyen” e la firma di “accordi storici con Tunisia, Mauritania ed Egitto”. Tutto ciò, senza tralasciare il “modello Albania” da cui, come si evidenzia nell’articolo, non si sono discostati nemmeno i leader di centrosinistra come il tedesco Olaf Scholz e il britannico Keir Starmer, nonostante ci siano stati problemi sulla distribuzione dei migranti e uno scontro, ancora non sanato, tra governo e magistratura.

Sfruttando il vuoto di potere generato da Francia e Germania, la premier avrebbe spazio, secondo la testata di cui sopra, per “portare avanti le sue politiche”.

Dunque, la rielezione di Donald J. Trump negli Stati Uniti d’America potrebbe fornire “ancora più slancio” al governo Meloni in campo internazionale ed europeo, grazie anche al grande feeling tra la Premier italiana ed Elon Musk, ormai membro del Governo americano, oltre che uomo più ricco al mondo, che la considera pubblicamente come punto di riferimento per il contrasto all’immigrazione illegale in Europa.

Se finora Giorgia Meloni ha usato la sua influenza principalmente in Italia, la domanda evidenziata da Politico.eu è se adesso “inizierà a esibire i muscoli a livello internazionale e se, con un nuovo vento che soffia attraverso l’Atlantico, continuerà a giocare bene con istituzioni come l’Ue e la Nato oppure tornerà alle sue radici di destra e sfiderà lo status quo”.

Gli elementi principali che hanno portato all’incoronazione di Meloni

Facendo ordine per i lettori, gli elementi principali che hanno portato a questa attribuzione sarebbero, in ordine, cinque:

1) La nuova posizione dell’Italia nello scacchiere strategico internazionale che segue il ritorno di Donald J. Trump nella Geopolitica globale. La premier è la leader europea di governo più vicina al mondo Conservatore statunitense. Allo stesso modo, la lealtà mostrata da Meloni verso gli USA guidati da Joe Biden, avrebbe dimostrato un forte equilibrio euroatlantico sui dossier esteri più pericolosi, a partire dal conflitto russo-ucraino;

2) Meloni beneficia oggettivamente del vuoto di potere in Europa causato dalla profonda crisi dell’asse franco-tedesca. La Germania del socialdemocratico Scholz tornerà al voto a inizio 2025. La Francia del liberale Macron è in preda a stravolgimenti politici, istituzionali ed economici, che stanno trascinando il Paese nell’instabilità di governo. Il vuoto di potere e l’incertezza governativa di entrambi i Paesi, aprirebbero una prateria dinnanzi alla terza economia dell’Unione Europea, l’Italia, guidata da Giorgia Meloni, che gode di ottimi rapporti con gli alleati del G7 ed un buon apprezzamento anche da parte di alcuni Paesi del Sud Globale (Narenda Modi, leader indiano, e Javier Milei, leader argentino)

3) La stabilità dei conti pubblici italiani, in questa fase tumultuosa delle democrazie europee, si è rivelata essere una scelta giusta e lungimirante. Ed è valso, per questo, il riconoscimento di affidabilità economica del governo Meloni sullo scenario internazionale;

4) Pur non rinnegando mai i temi, i toni e i valori della destra radicale europea, Meloni ha trovato un modo per tradurli in posizioni moderate e prioritarie nell’agenda delle istituzioni comunitarie (politiche migratorie e Green Deal, in prima linea), senza generare acute conflittualità in Europa e sconvolgimenti per la stessa postura internazionale della Repubblica italiana, che, al contrario delle aspettative iniziali, ne uscirebbe più che rafforzata, in continuità, da questo punto di vista, con il lavoro avviato dal Premier Mario Draghi. Decisivo, in questo senso, è il legame privilegiato che la Premier italiana mantiene con il Partito Popolare Europeo e con Ursula von Der Leyen, grazie al ruolo di mediatore svolto dalla compagine forzista europarlamentare guidata da Antonio Tajani, suo Ministro degli Esteri;

5) la nomina di Raffaele Fitto come Commissario Europeo per la Coesione Economica e Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, nonché l’appoggio esterno del Gruppo ECR (conservatori europei), guidato da Giorgia Meloni, alla nuova maggioranza di Ursula von Der Leyen, ridisegna i confini, le alleanze e le posizioni all’interno delle istituzioni europee, con un centrodestra europeo più responsabile, moderato, governista, financo europeista, quanto basta, perlomeno, al fine di mantenere una coerenza ideologica da una parte e la centralità del piano europeo nella geopolitica globale e nelle relazioni internazionali dall’altra.

Il sogno europeo

Il sogno europeo rimane, ad oggi, l’unico orizzonte di pace e prosperità per i suoi stati membri di fronte ai venti bellici che soffiano sul mondo, schiacciati sul fronte orientale da Paesi emergenti autocratici sempre più aggressivi e pericolosi, sul fronte meridionale da instabilità sempre crescente sul piano umanitario e geopolitico, sul piano occidentale da un asse anglo-americano sempre più protezionista, autocentrato e disimpegnato militarmente nei principali scenari bellici. Urgono riforme atte a rafforzare il ruolo che l’Europa merita di avere nell’occidente democratico e nel mondo. Il tempo scorre.

Alessio Costanzo Fedele per Questione Civile

Sitografia

www.politico.com

www.ilsole24ore.com

www.corriere.it

www.ansa.it

www.avvenire.it

+ posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *