Analisi della struttura jazzistica presente nel metodo creativo e nell’arte di Jean-Michel Basquiat
Tra gli artisti più dissidenti e irrequieti dell’arte contemporanea figura Jean-Michel Basquiat. L’artista emergerà dapprima nelle strade di New York, con il suo progetto SAMO©, in collaborazione con l’amico Al Diaz. Esploso nel maggio 1978, il progetto vagava tra la poesia e i graffiti.
SAMO© fu la prima azione dell’artista, volta a strumentalizzare il suo dissenso verso l’opinione pubblica. Dal 1981 l’arte di Basquiat viene esposta tra le gallerie più prestigiose al mondo. Ritenuto ad oggi tra i geni ribelli dell’arte, il prezzo massimo di vendita di una sua opera risulta di 89,2 M di euro. Delle opere di Basquiat, non colpisce solamente il suo unico neorealismo espressivo: esse tradiscono un complesso modus-operandi creativo e differenti riferimenti culturali. Il linguaggio visivo frammentato dell’artista e il suo ritmo creativo sono figli di una forte influenza della musica jazz e del bepop. È proprio tale influenza a rendere le sue opere leggibili quali dei veri e propri spartiti.
Il jazz in Jean-Michel Basquiat, ispirazione e rivendicazione culturale
Originariamente emerso a New Orleans, quale espressione musicale delle comunità afroamericane, il jazz si diffuse ben presto anche nelle città del nord degli Stati Uniti. La storia del jazz, quale prodotto della diaspora africana, è anche una storia di appropriazione e di negoziazione della tradizionale musica europea e africana. Proprio tale fattore, fa della musica jazz la colonna sonora delle lotte dell’Harlem Renaissance. Ad adattare l’eredità del New Negro Movement al contesto urbano e post-industriale saranno i movimenti dei graffiti e dell’hip hop.
L’influenza del jazz viene impartita nel caso di Jean-Michel Basquiat, quasi quale metodo educativo, sin dalla giovane età. Il padre Gerard, oltre a possedere un’ampia collezione di dischi, somiglia incredibilmente a Charlie Parker, Bird del jazz. Basquiat eredita dalla musica jazz l’attitudine all’improvvisazione e l’ideologia di resistenza verso i sistemi di potere. Per tentare di comprendere al meglio l’arte di Basquiat, è doveroso introdursi dentro la questione razziale e la segregazione: sarà infatti il primo artista nero a essere accolto e divinizzato nell’olimpo del mercato dell’arte: sarà il primo artista nero ad interessare neri e bianchi.
Il jazz, trasposto in linguaggio visivo nelle opere di Basquiat, rivendica tutta la sua valenza di atto politico e identitario. Molte delle sue tele omaggiano questa storia di resistenza culturale. Nei suoi quadri gli artisti divengono icone sacre, con l’intento di ribaltare la narrativa storica che spesso marginalizza i creatori neri. Basquiat denuncia, con la sua arte, i casi di razzismo e esclusione, rivendicando la centralità della cultura nera nell’arte e nella società.
La struttura jazzistica
Il jazz nei dipinti di Basquiat non viene meramente rappresentato: l’artista ne assimilava la struttura, la logica compositiva e lo spirito improvvisativo. È soprattutto il bebop a influenzare il radiant child. Tra gli elementi peculiari del bebop, figura l’improvvisazione: azione volta alla costruzione di melodie e variazioni imprevedibili su una struttura di base. Parimenti, Basquiat generava il significato delle sue opere proprio mentre le dipingeva, lasciando spazio a variazioni.
L’artista lavorava senza uno schema rigido, lasciando che segni, parole e immagini emergessero da sé nelle opere. Il suo processo artistico era fluido e istintivo: lavorava velocemente, creando sovrapposizioni di simboli, testi e strati di colore, che rendono le sue opere delle polifonie visive. Inoltre, proprio come le composizioni jazz, i quadri di Basquiat, invece di seguire una struttura narrativa lineare, si articolano su differenti livelli di lettura. Con l’uso dissonante e spontaneo dell’elemento cromatico, l’artista si pone nuovamente in analogia con il bebop e il suo uso pedissequo di armonie spezzate.
L’effetto ossessivo e pulsante, che emanano le parole e simboli ripetuti, nelle opere di Jean-Michel, richiama i riff jazz. Il flusso di una melodia improvvisata viene ancora richiamato, nelle opere dell’artista, dalla presenza di linee spezzate, frecce e segni direzionali. Tali elementi della polifonia visiva guidano l’occhio dello spettatore in un viaggio continuo, lungo i simboli disseminati per la tela. Basquiat nel suo linguaggio visivo, codifica in segni cancellati e sovrapposti, la tecnica jazz del call and response.
Tale tecnica vede le sue radici in un attitude della musica africana tradizionale. Essa si articola di un motivo jazz che viene suonato, alterato e ripreso più volte. Condividendo lo stesso spirito che aleggia durante le jam session, i quadri di Basquiat vivono in una continua evoluzione. Non sono mai chiusi, restando aperti a nuove interpretazioni.
L’arte di Basquiat come spartito bebop
I simboli, i colori e le parole che si intrecciano nelle opere di Basquiat con ritmo pulsante e imprevedibile, ne fanno degli spartiti visivi bebop. L’apparente confusione risuonante nelle opere del pittore guida l’occhio dello spettatore verso un movimento sincopato. Nelle opere del radiant child, come nel bebop, il caos è però solo apparente: dietro all’improvvisazione c’è una solida base armonica, seppur non precedentemente calcolata.
Il senso di irrequietezza risuonante dalle parole frammentate, spesso cancellate, ripetute in maniera ossessiva, ha la stessa energia dei riff jazz. L’effetto visivo, che le cancellature e le distorsioni dei testi creano, richiama il fraseggio jazzista. Il musicista jazz plasma le sue melodie in maniera istantanea, costruendo variazioni continue. Il medesimo approccio viene impiegato da Jean-Michel nella sua arte. Come un jazzista che sperimenta nuove soluzioni armoniche, il pittore incorpora errori e correzioni nel quadro.
Basquiat durante la sua fase di creazione pittorica spesso ascoltava jazz, lasciando dunque che la musica influenzasse il suo gesto pittorico. Jean-Michel dipingeva in serie, più quadri in contemporanea. Era solito riprendere le sue tele e trasformarci i suoi segni, come usa fare un musicista quando varia un tema tramite diverse esecuzioni.
La sua è un’arte di denuncia e riscatto, consapevole dell’eredità culturale afroamericana. L’artista era dunque solito utilizzare riferimenti jazzistici per costruire una narrazione visiva della lotta del genio nero. In un mondo dell’arte contemporanea dominato da prospettive eurocentriche l’arte di Jean-Michel Basquiat è una dichiarazione politica e sociale volta al supporto degli outsider.
Jean-Michel Basquiat, Charles the first: analisi jazz di un’opera d’arte
Caratterizzata da un ritmo cromatico-visivo sincopato e spezzato, l’opera di Basquiat è un omaggio al jazzista Charlie Parker. Lungo il trittico, tramite riferimenti simbolici, vengono esaltate la sua genialità e grandiosità. Con la sua simbologia, l’artista ci esplica la grandezza del sassofonista. Accostando la vita personale di quest’ultimo a fatti storici e a un proliferante elenco di parole. L’omaggio risulta una vera e propria esplorazione della spiritualità del jazz. Nella tavolozza cromatica predominano rosso, giallo e nero, che assumono il medesimo ruolo degli accenti ritmici nella musica jazz. L’artista opera dunque, tramite i colori, una trasposizione visiva della tecnica jazz dell’outside playing. Entrambe le forme artistiche, provocano al pubblico un vertigo emozionale.

Tra titoli di brani di Bird e riferimenti alla sua vita, Jean-Michel omaggia il sassofonista disseminando lungo la tela la sua corona a tre punti. Al sassofonista attribuisce inoltre il termine “COPIRIGHT” e il suo simbolo ©. Nel trittico spicca, nel pannello di destra, il disegno in pastello a olio bianco di una mano. L’arto è rappresentato sotto ad una delle corone, ed è similmente riprodotto nel pannello centrale. La mano è qui arancione ed accostata alle parole “FEET” e “HANDS”, quest’ultima è cancellata con uno scarabocchio.
La mano richiama un concetto della fenomenologia di Merleau-Ponty. Le mani, tanto per un pittore che per un musicista, si configurano quale luogo della conoscenza sensibile. Esse, dunque, non vengono comandate dall’artista, bensì traducono il suo sentire e la sua intenzionalità in gesto creativo.
Lo stesso titolo dell’opera Charles the first vuole far emergere il nobile lignaggio di Parker. Di grande potenza è il sottotesto, che pone il sassofonista in analogia con il re Charles I d’Inghilterra. La capacità musicale-espressiva del jazzista porta Jean-Michel a consacrarlo nel suo olimpo di personaggi, quale il re della cultura jazz.
Maria Domenica Ferlazzo per Questione Civile
Sitografia
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Bibliografia
Deniau, C. (2021). Macadam Zulu. Basquiat et la musique. France: Camion blanc.