Hugo Chavez e Venezuela: dalla Rivoluzione Bolivariana ai controversi rapporti con gli Stati Uniti
Il Venezuela è una Repubblica federale dalla storia politica non poco travagliata. Rómulo Gallegos, Marcos Pérez Jiménez, Rómulo Betancourt, il carcere e la latitanza di Carlos Andrés Pérez sono solo alcune delle tappe più critiche della storia di questo paese. Oggi, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali intende ripercorrere la storia dell’ex presidente Hugo Chavez e del passaggio verso la cosiddetta “Quinta Repubblica”.
Hugo Chavez: un militare o un politico?
Dal passato nell’Accademia Venezuelana di Arti Militari all’età di 17 anni, gli ideali politici di Chavez si fondano sulla filosofia Panamericanista del rivoluzionario venezuelano dell’Ottocento Simón Bolívar, dall’influenza del presidente peruviano Juan Velasco Alvarado e dal pensiero di vari ideologi comunisti e socialisti tra cui Marx e Lenin, il pensiero di Antonio Gramsci, quello di Antonio Negri e l’azione storica di Giuseppe Garibaldi.
Il 4 febbraio 1992 è protagonista di un colpo di Stato messo in piedi dalle forze militari per rovesciare il governo del presidente Carlos Pérez; egli infatti veniva ritenuto corrotto e filostatunitense. Il golpe fallisce, Chávez è arrestato e imprigionato fino al 1994.
Durante una diretta televisiva, Chávez ammette di aver fallito ma promette che il suo impegno politico non sarebbe terminato. Egli promette un futuro migliore per il popolo venezuelano. Ed in effetti, Hugo Chávez si troverà a giurare per la prima volta nel 1999 per ricoprire la carica di Presidente del Venezuela.
El Pueblo: Il Movimento Quinta Repubblica
Chavez fonda nel 1997 il Movimento Quinta Repubblica, un partito politico di sinistra d’ispirazione bolivarista, con l’obiettivo di dare al Venezuela un nuovo ordinamento giuridico ed una nuova costituzione attraverso l’istituzione, per l’appunto, di una nuova Repubblica.
Chávez mostra fin da subito una forte capacità comunicativa. Convince. infatti, grazie alla sua forte personalità milioni di venezuelani nelle piazze, oltre a coloro che lo seguono in diretta televisiva. Insomma, per i venezuelani Chavez diventa il Venezuela, è l’eroe dei poveri, è il vero rappresentante di un popolo che vuole avere voce.
Con il 56,2% dei voti, il partito porta Chavez a vincere le elezioni presidenziali. Il nuovo presidente così eletto non attende molto per concretizzare il suo programma elettorale. Egli indice, per la prima volta nella storia del Venezuela, un referendum per chiedere al popolo il consenso alla stesura della nuova costituzione e la formazione dell’Assemblea Costituente.
Sono molto chiare le richieste del popolo venezuelano, la maggior parte del quale verte in critiche condizioni di fame e povertà assoluta. Tra le rivendicazioni ci sono: maggiore attenzione ai diritti umani, una democrazia davvero rappresentativa degli interessi generali e partecipativa, la possibilità di indire referendum revocatorio anche per la carica da Presidente in qualità di rappresentante eletto dal popolo, per il popolo.
Una volta approvata la nuova costituzione, tutte le cariche pubbliche elettive sono nuovamente sottoposte al volere popolare, Chávez compreso. Si ricandida alle nuove elezioni presidenziali e con 59,5% dei voti, il 30 luglio 2000, è nuovamente eletto Presidente; la nuova costituzione entra ufficialmente in vigore.
Chavez e la lotta per la conservazione del petrolio
Il Venezuela è il primo Stato del mondo per le riserve di petrolio. Chavez questo lo sa bene: sa quanto il petrolio possa portare affari ed attirare l’attenzione degli Stati stranieri. Perciò, nazionalizza i pozzi petroliferi ma, così facendo, allontana gli investimenti esteri ed il prezzo molto basso del petrolio non ricopre i costi di produzione della compagnia petrolifera nazionale, la PDVSA.
La povertà insanabile in cui verte il popolo venezuelano e la decisione di nominare come dirigenti della PDVSA alcuni suoi uomini di fiducia portano gli impiegati della compagnia a scioperare.
Il 9 aprile 2002 la Confederazione dei Lavoratori e la Confindustria, con l’appoggio della Chiesa cattolica, delle televisioni e dei partiti politici di opposizione, annunciano uno sciopero generale di ventiquattro ore in sostegno dei dirigenti della PDVSA ed un violento corteo contro il Presidente in cui i cecchini della polizia metropolitana uccidono i sostenitori di Chavez.
Il golpe mediatico
È il primo esempio di golpe mediatico, un colpo di Stato fomentato attraverso l’utilizzo dei media. L’impiego della televisione e l’intervento degli Stati Uniti, che hanno non pochi interessi a remare contro il governo venezuelano, rendono possibile lo scoppio del colpo di Stato.
Per evitare una guerra civile, Chavez si consegna ai golpisti e viene imprigionato. Carmona Estanga si autoproclama nuovo Presidente del Venezuela. Il nuovo governo così formato ottiene da subito l’appoggio degli Stati Uniti, seguiti da Spagna, Israele ed Inghilterra.
Tuttavia, il governo di Estanga ha vita breve. Inizia un vero e proprio contro-golpe da parte di più di sei milioni di cittadini venezuelani. Questa volta però per ridare a Chavez il suo ruolo nella politica venezuelana e per smantellare il governo impostore, e così in effetti sarà.
Chavez ricompare nelle vesti di Presidente del Venezuela nelle televisioni di Stato con in mano un crocifisso e dicendo “a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare, al popolo quel che è del popolo”. Insomma, il Venezuela ha finalmente riottenuto il suo legittimo Presidente, la sua legittima e più autentica guida.
El Diablo: il nemico americano
“Perché sai, mi rovesciano e il piano degli Stati Uniti era cancellare questa rivoluzione appena iniziata. Era un tentativo, un parto, un bambino che nasceva, che spuntava la testa. E farmi scomparire, anche fisicamente”.
Il socialismo è alla base dell’ideale politico e sociale chavista, e questo è un qualcosa di intollerabile per gli Stati Uniti; per questi ultimi l’America latina, quasi naturalmente, avrebbe dovuto essere un alleato forte ed incondizionato.
“Il signor Presidente degli Stati Uniti, che io chiamo El Diablo, è venuto qui parlando come se fosse il padrone del mondo. Uno psichiatra non basterebbe per analizzare il discorso di ieri del Presidente degli Stati Uniti”
Chavez durante un discorso pubblico tenuto all’ONU (2006)
Le sanzioni sono l’unico strumento da parte degli americani per eliminare il governo di Chavez e per avere un porto sicuro sotto il proprio controllo per quanto concerne la disponibilità di petrolio a basso costo. In questo modo, senza possibilità di investimenti esteri il Venezuela sarebbe destinato (com’è ancora) all’isolamento ed all’inesorabile povertà.
L’alleanza del Venezuela con Cuba, con l’Iran e la Bolivia sono una minaccia per gli americani, soprattutto perché favorirebbe la disponibilità di petrolio a tutti i cosiddetti “Stati canaglia”. Il Venezuela di Chavez, inoltre, riconosce lo Stato della Palestina e propone la nascita di una banca per lo sviluppo dei Paesi dell’America del Sud, una Banca del Sud, che sia una vera alternativa alla Banca Mondiale del Fondo Monetario Internazionale.
Chavez ottiene l’appoggio di Venezuela, Argentina, Brasile e altri Stati sudamericani e la Banca del Sud è a tutti gli effetti operativa dal 2013.
Hugo Chavez aveva torto o ragione?
Il popolo venezuelano e l’opinione pubblica mondiale hanno osannato e criticato la politica di Hugo Chavez. Rieletto per altri 3 mandati, fino al 2013, in qualità di Presidente del Venezuela, con Chavez tre milioni di venezuelani hanno accesso all’istruzione primaria, secondaria e universitaria.
Diciassette milioni di venezuelani (quasi il 70% della popolazione) ricevono, per la prima volta, assistenza medica e medicinali gratuiti, oltre che accesso gratuito all’assistenza medica. Il tasso di disoccupazione è sceso dall’8,9% al 6,2%.
Tuttavia, Caracas rimane la terza città più violenta di tutta l’America Latina. L’ONG Amnesty International ha accertato episodi di vessazioni contro i difensori dei diritti umani, la gravità delle condizioni carcerarie, attacchi verbali e aggressioni contro i giornalisti.
Il controllo chavista sui mezzi di comunicazione ha reso effettivamente difficile una diffusione “laica” delle informazioni. Così come la possibilità di identificare come “libera” la volontà ed il sostegno dei cittadini venezuelani al governo in vigore.
Sarebbero ancora molte le cose da dire sul Venezuela, un paese che ad oggi verte in condizioni economiche e sociali critiche. Un Paese che vive ogni giorno un controsenso, come quello per cui, nonostante le riserve di petrolio, milioni di cittadini sono costretti a fare la fila alle stazioni di benzina.
Oppure come quello secondo cui, per comprare una bottiglia di latte, un venezuelano sarebbe costretto a spendere quasi il doppio della cifra che un europeo spenderebbe per fare una spesa alimentare completa.
Sarebbero ancora molte le cose da dire. Ma al momento, ci basti tenere a mente ciò che avviene al di fuori dei confini per così dire occidentali.
Ci basti sapere che ci sono paesi, molti dei quali ancora dimenticati, in cui un cittadino, per un litro di latte da dare ai propri figli, dovrebbe rinunciare a tutti i suoi risparmi.
Martina Ratta per Questione Civile