Marco Tullio Cicerone: gli esordi e la carriera politica
Marco Tullio Cicerone è stato senza alcun dubbio il più grande politico della Roma repubblicana. Tuttavia, Cicerone non fu solo un homo politicus: fu anche avvocato, oratore, scrittore e tanto altro. In questa rubrica, analizzeremo ogni aspetto della vita di Cicerone, sia a livello storico sia a livello professionale.
In questo articolo, vedremo la vita di Cicerone dalla sua nascita, avvenuta nel 106 a.C., fino al Consolato del 64 a.C.
Marco Tullio Cicerone: la nascita del Defensor Patriae
È il 3 gennaio del 106 a.C., ci troviamo nella zona di Frosinone, precisamente a Sora, un tempo chiamata Arpinum. L’inverno è iniziato da poco, ed il freddo attanaglia i corpi dei cittadini della Repubblica Romana. In un’elegante residenza della zona, dall’unione tra Marco Tullio Cicerone Il Vecchio ed Elvia viene al mondo Marco Tullio Cicerone, una delle più grandi figure della storia di Roma.
Di estrazione nobile, Marco Tullio apparteneva alla classe equestre ed era imparentato (seppur lontanamente) con Gaio Mario, il grande riformatore dell’esercito romano nonché eroe della guerra contro Silla. Oltre a questo, la famiglia di Cicerone era in ottimi rapporti con Lucio Licinio Crasso (che ricoprì il consolato, la più alta carica della Roma Repubblicana, nel 95 a.C.).
Il padre di Cicerone possedeva anche una casa a Roma, nella quale Cicerone potè apprendere le basi della lettura, della scrittura e del calcolo. Divenuto più grande, Marco Tullio frequentò i corsi di greco e di latino, imparando a memoria le Dodici Tavole (Corpus di Leggi compilato tra il 451 ed il 450 a.C.) e studiando le opere di Omero e i drammi di Menandro. Tuttavia, l’insegnamento più importante fu senza dubbio quello della “Declamatio”, ovvero la recitazione di un discorso su un determinato argomento. La formazione di Cicerone giunse al suo apice nel momento in cui si affidò, per i suoi studi, al giurista Mucio Scevola.
Cicerone: l’inizio della carriera da avvocato
Negli anni della giovinezza, fu testimone di uno dei momenti più complicati della storia repubblicana di Roma. Tra l’88 e l’82 a.C., infatti, scoppiò una guerra civile tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla, dalla quale Cicerone si tenne saggiamente fuori. Tuttavia, Cicerone perse due cari amici oratori in questa guerra: Sulpicio, facente parte dello schieramento di Gaio Mario, fu decapitato, mentre il conservatore Cotta fu esiliato.
In conseguenza alla seconda marcia su Roma di Silla e alla (seppur temporanea) vittoria della classe senatoria, i tribunali ripresero a funzionare con una certa efficienza e Cicerone potè finalmente esordire come avvocato. La sua prima celebre orazione fu la Pro Quinctio. La contesa riguardava il sequestro dei beni di Quinzio ottenuto da un certo Nevio poiché lo stesso Quinzio non si era presentato ad un’udienza nell’83 a.C.
Nevio fece leva sul fatto di non aver potuto esercitare i propri diritti di senatore a causa dell’assenza di Quinzio. Cicerone, invece, ribaltò la prospettiva del processo, sostenendo (a difesa di Quinzio) che Nevio era stato sostenuto oltremodo dalla nobiltà senatoria. Alla fine della giornata, emerse come vincitore assoluto della contesa in tribunale e la Pro Quinctio diventò uno dei testi più importanti del Cicerone avvocato.
La sua carriera di avvocato fu costellata di successi, tra cui la Pro Rabirio Postumo e la Pro Roscio. Tuttavia, la sua voce non resse allo sforzo perpetrato per tutto quel tempo, tanto che a Cicerone fu consigliato di interrompere la carriera di avvocato ed oratore per conservare la voce. Egli, affranto ma non sconfitto, decise di investire il tempo di riposo per incrementare la sua sapienza. Infatti, nel 79 a.C., si recò in Grecia (dove Plutarco, nella Vita di Cicerone, riporta che seguì le lezioni di Antioco di Ascalona), dove restò fino al 77 a.C.
Cicerone: il primo Oratore di Roma
Il suo stile oratorio, in questi due anni, si elevò ulteriormente e, verso la fine del 77 a.C., Cicerone fece ritorno nel Foro di Roma più saldo di prima nella sua abilità retorica.
È probabile che il suo ritorno a Roma fosse dovuto anche al matrimonio con Terenzia, donna di estrazione nobile. Dalla loro unione nacque Tullia, che Cicerone amò follemente fin dalla sua nascita. Marco Cicerone, il secondo figlio, ebbe invece qualche problema con Tullia, con la quale si creò una grande rivalità.
Rinfrancato nel corpo e nello spirito, Marco Tullio riprese la sua carriera di avvocato, grazie alla quale riuscì a costruire la rete di contatti che lo avrebbe poi spinto nella sua carriera politica. Infatti, diventò Questore della Sicilia Occidentale nel 76 a.C. per l’anno seguente, il 75 a.C. Da questo momento, la carriera politica di Cicerone non si sarebbe più fermata.
Cicerone: la fine della “monarchia” di Ortensio
Negli anni seguenti, Cicerone tornò in tribunale in molteplici occasioni, pronunciando orazioni in qualità di avvocato difensore. Le più celebri sono la Pro Caecina (72 a.C.) e la Pro Tullio (71 a.C.). Il 5 Agosto del 70 a.C. ebbe inizio invece il processo a Verre. Cicerone si schierò contro di lui, e chiamò a deporre molti testimoni dal 6 al 13 Agosto. Il processo si protrasse per un totale di 110 giorni, e si risolse in modo particolare: per sfuggire ad una condanna ormai sicura, Verre lasciò l’Italia andando in esilio. Questa grandiosa vittoria portò Cicerone a porre fine alla “monarchia dei tribunali” di Ortensio, diventando dunque il Primo Oratore di Roma.
Egli effettuò altre tre difese molto importanti: la Pro Fonteio del 69 a.C. in difesa del Propretore della Gallia; la difesa nel 59 a.C. di Lucio Valerio Flacco, Propretore dell’Asia Minore; la difesa di Marco Emilio Scauro, Propretore di Sardegna, nel 54 a.C.
La scalata del Cursus Honorum
Poco dopo la Pro Fonteio, orazione difensiva pronunciata nel 69 a.C., la carriera di Marco Tullio prese definitivamente il volo. Nello stesso anno diventò Edile della Plebe (ovvero responsabile della cura della città, dell’approvvigionamento granario cittadino, della gestione dei mercati e dell’organizzazione dei giochi pubblici e circensi). Tre anni più tardi, nel 66 a.C., venne eletto Pretore, andando a ricoprire un’altra importantissima carica del Cursus Honorum romano.
Il biennio 65-64 a.C. fu senza alcun dubbio molto importante per la sua carriera politica. Nel 65 a.C., si candidò al Consolato, seguendo i consigli contenuti nel libello scritto da suo fratello Quinto, dal titolo “Commentariolum Petitionis”. Il libello era un vero e proprio libretto di istruzioni su come condurre una campagna elettorale. Uno dei punti più curiosi riguardava la “presenza nei mercati” durante la campagna elettorale.
Il Defensor Patriae inventore della campagna elettorale
Quinto consigliò al fratello (sempre tramite il libello) di farsi vedere nei mercati cittadini per conoscere il suo elettorato. Per farlo, i candidati avrebbero dovuto vestire una tunica rigorosamente bianca per simboleggiare la purezza personale. È proprio da questo concetto che ebbe origine il termine “candidatus”. Al di là della tunica, è sicuramente interessante notare come ancora oggi, a 2086 anni di distanza, i candidati e le candidate per la carica di Sindaco si facciano vedere nei mercati per guadagnare consensi, portando dunque avanti una tradizione nata nella Roma Repubblicana.
Così, Marco Tullio nel 63 a.C. arrivò a ricoprire il Consolato, la più alta carica delle magistrature romane. Il suo rivale, in Senato e nella campagna elettorale, fu Lucio Sergio Catilina. Abbiamo già parlato della campagna elettorale del 65-64 a.C., e della conseguente Congiura di Catilina del 63 a.C., in questo articolo (nel quale potrete trovare maggiori informazioni a riguardo).
Conclusione
Nel primo numero di questa nuova rubrica interarchivistica abbiamo visto la nascita ed il cursus honorum di Marco Tullio Cicerone, partendo dalla sua nascita fino ad arrivare al suo consolato. Abbiamo visto quanto egli sia stato importante per la storia repubblicana di Roma, e quanto sia stato grande come avvocato. Nei prossimi articoli studieremo diversi aspetti della vita e del pensiero del Defensor Patriae perché, come disse lui stesso: “Gli studi alimentano la giovinezza e rallegrano la vecchiaia”.
Francesco Ummarino per Questione Civile
Bibliografia
- W. Stroth, Cicerone, Universale Paperback, traduzione a cura di Giovanna Alvoni, Il Mulino, Bologna, 2008
- Plutarco, Vita di Cicerone, in Vite Parallele: Demostene e Cicerone, Bur Rizzoli, Milano, 2018