La nascita dello Stato d’Israele
La nascita ed il conseguente riconoscimento dello Stato d’Israele non hanno origini lontane rispetto ai tempi odierni. Essi fanno parte di quella parte di storia poco approfondita perché assai complessa, soprattutto da un punto di vista geopolitico. Lo scopo di questo articolo sarà, infatti, quello di porre luce sui fatti più salienti e complessi della storia di Israele e del conflitto arabo-israeliano.
Il movimento sionista per una terra libera
Israele è stata per millenni terra di conquistatori: dai babilonesi ai persiani, i romani, i bizantini, gli arabi, gli ottomani. Occorre attendere gli ultimi decenni dell’Ottocento per osservare la nascita del Sionismo. Il movimento sionista, infatti, nasce alla fine del XIX secolo, inserendosi in contrasto all’antisemitismo e come conseguenza della Haskalah, ovvero il fenomeno culturale dell’Illuminismo ebraico. Il fine ultimo del Sionismo è quello di affermare il principio dell’autodeterminazione del popolo ebraico e la nascita dello Stato d’Israele nella cosiddetta Terra Santa o Palestina.
Il fondatore del Sionismo è il giornalista ungherese, naturalizzato austriaco, Theodor Herzl che nel 1895 viene inviato come corrispondente del suo giornale a Parigi per seguire il processo dell’affare Dreyfus, esploso nel 1894 ed accompagnato da una feroce campagna di stampa francese che riproponeva stereotipi antisemiti.
In seguito a questa esperienza, Herzl si rende conto che l’assimilazione degli ebrei in Europa non può portare ad una piena integrazione ed accettazione. Inoltre le comunità ebraiche necessitano di un proprio Stato in cui vivere in sicurezza e lontani dell’antisemitismo. Herzl concretizza le sue idee nel saggio “Lo Stato ebraico”, scritto nel 1896:
«In Russia si introducono imposte a carico dei villaggi ebrei, in Romania si uccidono le persone, mentre in Germania si usa picchiare di tanto in tanto gli ebrei; in Austria gli antisemiti seminano il terrore in tutta la vita pubblica, in Algeria dei predicatori ambulanti parlano contro gli ebrei, mentre a Parigi si preferisce la cosiddetta società migliore, escludendo gli ebrei dai circoli sociali»
Dal 29 al 31 agosto 1897, Herzl organizza il primo Congresso Sionista a Basilea. Lì viene creata l’Organizzazione Sionista, il massimo organismo politico ebraico fino all’istituzione dello Stato d’Israele.
Gli orrori della guerra: la Shoah
Alla fine della Grande Guerra, la Società delle Nazioni trasferisce la Palestina sotto il controllo dell’Impero britannico, togliendola all’Impero Ottomano. I britannici, con la Dichiarazione Balfour, si fanno promotori della costituzione di un “focolare nazionale” ebraico in Palestina favorendo lo stanziamento di immigrati ebrei.
Tuttavia, nel 1939 l’amministrazione britannica, a seguito delle conseguenze dei moti del 1929 e dei quasi quattro anni della Grande rivolta araba, pone forti limitazioni all’immigrazione e alla vendita di terreni a ebrei; inoltre respinge le navi cariche di immigranti ebrei in arrivo.
Agli albori del secondo conflitto mondiale e dopo l’insediamento del Nazismo in Germania, ad opera di Adolf Hitler, la popolazione ebraica diviene vittima di uno dei genocidi più brutali della storia: l’Olocausto, o Shoah.
La Shoah indica lo sterminio di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti. Le deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio iniziano alla fine degli anni ’30 del Novecento, dopo l’approvazione di varie leggi restrittive. Esse vengono accellerate dopo la conferenza di Wannsee del 1942. Oltre al campo di Auschwitz-Birkenau, ad oggi sono considerati campi di sterminio quelli di Bełżec, Sobibór, Treblinka, Chełmno e Majdanek.
«Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no»
Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947
I primi passi verso la nascita dello Stato d’Israele
Occorre attendere la fine della seconda guerra mondiale, il 29 novembre 1947, per giungere al termine dei lavori dell’ONU (per saperne di più, clicca qui) e dell’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine). Infatti, con 33 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astensioni, viene approvata la Risoluzione dell’Assemblea Generale n. 181 che prevede la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo.
Le reazioni alla risoluzione dell’ONU sono diverse; la maggior parte degli ebrei, rappresentati ufficialmente dall’Agenzia Ebraica, l’accettano, pur lamentando la non continuità territoriale tra le varie aree assegnate allo Stato ebraico.
Gruppi più estremisti, come l’Irgun e la Banda Stern, la rifiutano, essendo contrari alla presenza di uno Stato arabo in quella che viene considerata “la Grande Israele”, nonché al controllo internazionale di Gerusalemme. La popolazione araba, invece, rifiuta categoricamente la risoluzione.
Per questo motivo, tra il 1947 ed il 1948, si verificano cruenti scontri tra le due fazioni. L’intenzione degli arabi è quella di impedire l’ingresso dei palestinesi nello Stato israeliano, dichiarato unilateralmente il 14 maggio 1948.
Il giorno successivo, tuttavia, gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania, attaccano l’appena nato Stato di Israele. L’offensiva è bloccata dall’esercito israeliano, e le forze arabe sono costrette ad arretrare. Israele conquista centinaia di villaggi palestinesi ed il conflitto termina con la sconfitta araba nel maggio del 1949.
Nel dicembre 1948, l’Assemblea Generale dell’ONU approva la Risoluzione 194, dichiarando di dover consentire il ritorno alle loro case ai profughi che vogliano tornare in pace.
Così, Israele approva una legge che permette ai rifugiati palestinesi di ristabilirsi in Israele a condizione di firmare una dichiarazione di rinuncia alla violenza, giurare fedeltà allo Stato di Israele e diventare pacifici e produttivi cittadini.
L’era di Nasser, la crisi di Suez e i conflitti arabo-israeliani
Nel 1952 il gruppo dei Liberi Ufficiali depone il sovrano d’Egitto Re Faruk e sale al potere il loro leader, Gamal Abd el-Nasser. Egli procede ad un lento e progressivo distaccamento dal Regno Unito, e nei tre anni seguenti vengono smantellate tutte le vecchie istituzioni, fino a quando le truppe egiziane subentrano a quelle britanniche nel controllo del canale di Suez.
Il Regno Unito interrompe drasticamente i rifornimenti di armi e i finanziamenti per la costruzione della diga di Assuan: per questo motivo, nel 1956 Nasser risponde con la nazionalizzazione del canale di Suez e lo chiude alle navi commerciali di Israele. Quest’ultimo, alleato a Francia e Regno, intervenne militarmente.
Nel 1956 ha inizio la seconda guerra arabo-israeliana; gli israeliani, appoggiati dal Regno Unito, Francia e Stati Uniti, sferrano attacchi contro l’Egitto riportando numerosi successi e annettendo la Striscia di Gaza e la Penisola del Sinai. L’URSS arriva a minacciare l’utilizzo del nucleare in difesa dell’Egitto, ma il conflitto si risolve attraverso il raggiungimento di un accordo tra sovietici ed americani.
Al secondo conflitto arabo-israeliano, però, ne seguirà un terzo: la cosiddetta guerra dei sei giorni ha inizio nel 1967. Israele conquista Cisgiordania, Gerusalemme Est, la Penisola del Sinai, le Alture del Golan, la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, occupando così vaste aree di territorio al di fuori dei propri confini originari.
Nel 1973 si continua con l’escalation militare attraverso il quarto conflitto arabo-israeliano, denominato guerra del Kippur. La guerra ha fine nel 1978 con gli accordi di Camp David, con i quali Israele si impegna a restituire la Penisola del Sinai; l’Egitto si impegna al riconoscimento dello Stato di Israele, affiancandosi agli USA e venendo espulso dalla Lega Araba.
A chi spetta Gerusalemme?
È indiscusso che ogni paese abbia una propria capitale, ma per l’appena nato Stato d’Israele, terra di numerosi conflitti, non è stato semplice stabilire quale città potesse essere considerata come tale. Le proclamazioni di Gerusalemme come capitale di Israele non sono state riconosciute come valide dalla comunità internazionale, anzi. Le risoluzioni ONU le hanno considerate non vincolanti, poiché la città di Gerusalemme comprende territori non riconosciuti internazionalmente come israeliani.
La Corte internazionale di giustizia ha confermato nel 2004 che i territori conquistati dallo Stato di Israele oltre la “Linea Verde” del 1967 continuano a essere definiti “territori occupati”; dunque, con essi, anche la parte est di Gerusalemme, annessa da Israele nel 1980.
A rimarcare tale scenario, vi è il fatto che tutti gli Stati, che hanno rapporti diplomatici con Israele, non hanno le proprie sedi diplomatiche a Gerusalemme, ma a Tel Aviv.
Il 6 dicembre 2017, l’ex presidente americano Donald Trump dichiara l’intenzione di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, poiché essa “è la capitale di Israele“. Tale dichiarazione pubblica suscita non poche reazioni negative da parte della comunità internazionale, ed in particolare da parte di quei paesi islamici che apertamente appoggiano la causa palestinese.
Il 14 maggio 2018, la figlia di Trump, Ivanka Trump, inaugura la nuova sede dell’ambasciata americana a Gerusalemme, proprio nell’anniversario dei 70 anni della nascita dello Stato d’Israele, generando nuovi violenti scontri nella Striscia di Gaza.
Ad oggi, Israele rimane senza capitale nelle mappe prodotte e distribuite dall’ONU.
Israele e Palestina oggi
L’inimicizia profonda tra israeliani e palestinesi è viva e latente ancora oggi. Il 31 ottobre 2011 la conferenza generale dell’UNESCO vota favorevolmente l’adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell’organismo ONU che si occupa di educazione, scienza e cultura. La decisione viene votata a maggioranza con 107 consensi, mentre i voti contrari sono 14. Tra le nazioni contrarie, si annoverano Stati Uniti, Germania e Canada. L’Italia e il Regno Unito si astengono.
Il 29 novembre 2012 l’ONU delibera l’innalzamento dello status dell’autorità palestinese a Stato Osservatore. Il 30 ottobre 2014 la Palestina ottiene il primo riconoscimento internazionale come Stato: è la Svezia a concederlo, suscitando la reazione diplomatica di Israele, che richiama il proprio ambasciatore dalla capitale svedese.
Questione Civile si unisce al ricordo delle vittime dell’Olocausto affinché gli errori del passato non vengano più commessi in futuro.
Martina Ratta per Questione Civile
Bibliografia
Carlo M. Miele, Tzipi Livni: Via i palestinesi dallo Stato di Israele, su osservatorioiraq.it, Osservatorio Iraq, 12 dicembre 2008;
Giorgio Gomel, Israele: la nuova legge e lo Stato ebraico e democratico, su affarinternazionali.it, 2018;
Risoluzione 194 dell’ONU, A/RES/194 (III), 11 dicembre 1948;
Claudio Vercelli, Breve storia dello Stato di Israele (1948-2008), Carocci, Roma 2008.