La scoliosi idiopatica: approccio olistico e attività fisica
Tempo fa la scoliosi era considerata una malattia che interessava unicamente l’apparato muscolo-scheletrico le cui cause erano però sconosciute. Il trattamento seguiva una logica meccanicistica e consisteva nella somministrazione di esercizio fisico correttivo, mentre per i casi più gravi era prevista la chirurgia.
L’approccio moderno è invece olistico: ciò significa che l’obiettivo perseguito è la cura totale della persona in tutte le sue dimensioni: fisica, psicologica ed emotiva. Esistono oggi diverse terapie basate sul mantenimento di posture corrette, esercizi dinamici e tecniche di stabilizzazione che integrano un complesso lavoro sulla percezione dell’immagine corporea del soggetto portatore di scoliosi.
Che cos’è la scoliosi
La scoliosi si presenta come un’alterazione permanente della forma della colonna vertebrale e ha le caratteristiche di un “dismorfismo”. Si tratta di una deformazione cronica delle strutture ossee della colonna che non retrocede, ma che piuttosto tende a peggiorare nel tempo se non trattata tempestivamente.
La “scoliosi idiopatica” è di fatto una condizione clinica le cui cause non sono realmente note. La letteratura scientifica sostiene che la patologia è determinata da un insieme di elementi, quali danni neurologici, predisposizione genetica e malattie dei tessuti connettivi. Il fattore scatenante potrebbe anche essere localizzato lontano dalla colonna stessa.
Il segno più evidente della scoliosi idiopatica è la deformazione della colonna vertebrale: si osservano deviazioni assiali più o meno marcate associate alla torsione dei corpi vertebrali.
Per facilitare il processo diagnostico, la SOSORT (Society On Scoliosis Orthopaedic and Rehabilitation Treatment) definisce le cosiddette “soglie clinicamente significative”: valori di riferimento che permettono di classificare le deviazioni in base alla gravità delle stesse.
Come si spiega l’insorgenza della scoliosi?
Sebbene non vi siano ancora dati univoci, negli ultimi 30-40 anni sono stati resi pubblici numerosi articoli e ricerche. Questi hanno tentato di spiegare i meccanismi che determinano l’insorgenza della scoliosi idiopatica.
Gli autori di questi studi hanno concentrato i loro sforzi per fare chiarezza sui fattori biomeccanici e neurologici che potrebbero essere implicati nella comparsa della malattia.
R. Herman e J. Doubusset sono concordi nel ritenere che la scoliosi potrebbe essere la diretta conseguenza di un disturbo neurologico a cui si associa una disfunzione propriocettiva. La deformazione scoliotica sarebbe, infatti, una compensazione naturale ricercata dall’organismo per ristabilire l’equilibrio posturale.
Alf Nachemson ipotizzò quindi un protocollo di rieducazione neuro-muscolare finalizzato a migliorare la stabilità della colonna e a neutralizzare, per quanto possibile, i meccanismi di compenso posturale alterati.
Il bioingegnere americano Ian Stokes presentò dal canto suo la teoria del “circolo vizioso”.
Stokes cercò di dimostrare come non fosse tanto la postura mantenuta durante gran parte della giornata a determinare un peggioramento della patologia, quanto piuttosto le alterazioni della meccanica del movimento. La sollecitazione ripetitiva delle strutture della colonna vertebrale avrebbe effetti marcatamente più deformanti rispetto alle posture statiche mantenute per lungo tempo.
Disturbi dell’immagine corporea nei soggetti scoliotici
Quello dell’immagine corporea è un concetto multidimensionale definibile come:
“L’immagine mentale e personale della forma, della dimensione e delle proporzioni del corpo e dei segmenti che ne fanno parte unitamente ai sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche”.
Parlare di immagine corporea presuppone, quindi, l’inclusione di componenti cognitive, percettive, affettive e comportamentali, che insieme costituiscono il quadro mentale che le persone costruiscono del proprio corpo.
La psicologia insegna che nel corso della vita (specialmente durante l’adolescenza) non di rado certi soggetti possono maturare una percezione distorta della propria immagine corporea. Questa spesso deriva dalla mancata congruenza tra l’immagine reale e ideale del proprio corpo (come si è rispetto a come si vorrebbe essere).
Queste considerazioni ci fanno capire come i soggetti affetti da scoliosi idiopatica potrebbero considerare la deformità derivante dalla malattia come un aggravante nel processo di alterazione dell’immagine corporea.
K. Fallstron nella sua pubblicazione intitolata “Long-term effects on personality development in patients with adolescent idiopathic scoliosis” ha dimostrato che gli adolescenti affetti da scoliosi tendono a ritirarsi dalla vita sociale. Inoltre, si precludono la possibilità di prendere parte ad attività sportive poiché si sentono inadeguati rispetto al contesto. In queste circostanze diventa necessario fornire al soggetto portatore di scoliosi il corretto supporto psicologico per garantire un percorso terapeutico adeguato.
Propriocezione e scoliosi
La propriocezione è la sensibilità profonda che rende le persone capaci di percepire il proprio corpo e le posizioni che questo assume nello spazio. È la capacità del corpo di percepire se stesso.
La rappresentazione dell’immagine corporea ha pertanto una natura propriocettiva.
La postura è strettamente legata alla gestione della gravità e il sistema propriocettivo, grazie alle sue caratteristiche, si dimostra il più efficace nella gestione della stabilità posturale.
È, quindi, evidente come l’efficienza del sistema neuromuscolare sia strettamente correlata all’efficienza del sistema propriocettivo. Da questo, infatti, dipendono l’allineamento posturale, la stabilizzazione dei segmenti corporei, l’equilibrio e la gestione della forza.
I soggetti affetti da scoliosi tendono a non essere in grado di orientare in maniera efficiente il proprio corpo nello spazio sulla base di informazioni propriocettive. Diventa, quindi, importante sviluppare proposte terapeutiche che includano esercizi propriocettivi sia statici che dinamici.
I soggetti portatori di scoliosi possono fare sport?
L’attività fisica in generale porta con sé numerosi benefici. La pratica costante di attività sportive e ludiche migliora la forma fisica generale e lo stato dell’umore, prevenendo l’ipotrofia muscolare. Inoltre, contrasta i deficit di controllo neuromotorio e propriocettivo e garantisce un’attivazione ampia e generalizzata di tutto l’apparato locomotore, organico e psicomotorio.
Le attività in carico (che migliorano la muscolatura anti-gravitaria) inoltre potenziano la capacità della colonna di opporsi alla forza di gravità, riducendo il rischio di ulteriori deformazioni.
Come se non bastasse, lo sport è un momento di socialità che aiuta i soggetti portatori di scoliosi ad affrontare le complicanze psicologiche derivanti dal dismorfismo.
Per tutti questi motivi, la pratica sportiva rappresenta un intervento prioritario nel trattamento della scoliosi idiopatica. La scelta dell’attività da praticare deve sempre essere concordata con il medico specialista.
Marco Manzoni per Questione Civile
Bibliografia
- Dubousset J. “Etat actuel des hypotheses etiologiques de la scoliose idiopathiques”. Cahiers de Kines, 1985;
- Herman R, Mixon J, Fisher A, Maulucci R, Stuyck J. “Idiopathic scoliosis and the central nervous system”. Spine 1985;