Mario Draghi: sul profilo dell’ex governatore della BCE
L’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali ricostruisce oggi il profilo di un italiano: l’ex Presidente della BCE, Mario Draghi. Nonostante il suo alone di mistero conferitogli dalla sua attività istituzionale, è stato definito il diciottesimo uomo più potente del mondo dalla rivista Forbes nel 2018.
Brevi cenni alla biografia di Mario Draghi
Mario Draghi nasce a Roma, il 3 settembre 1972. Suo padre Carlo lavorava, dal 1922, in Banca d’Italia, per poi passare all’IRI e alla Banca Nazionale del Lavoro. Nel 1970, Mario si laurea all’Università Sapienza di Roma, con il Prof. Federico Caffè.
Nel 1971, entra nel Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove consegue, nel 1977, il PhD con una tesi dal titolo “Essays on Economic Theory and Applications” sotto la supervisione dell’economista italiano, Franco Modigliani, e del premio Nobel per l’economia, Robert Solow. Così, diviene docente ordinario di Economia e politica monetaria, nel 1981, presso l’Università di Firenze.
I primi incarichi importanti per Mario Draghi
Come è ben noto, la carriera di Mario Draghi non si ferma al piano accademico. Infatti, la sua figura inizia ad insediarsi nella politica italiana dal 1983, quando diviene consigliere del Ministro del Tesoro nel Governo Craxi I, Giovanni Goria. Dal 1984 al 1990, Draghi diviene Presidente della Banca Mondiale. Dal 1991 al 2001, è Direttore Generale del Ministero del Tesoro, essendo confermato da tutti i governi di queli anni: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II.
È proprio in questi anni, con l’intervento di Draghi, che l’Italia vede avviarsi un duro periodo di privatizzazioni, per società come IRI, Telecom, Eni, Enel, Comit, Credit. Lo Stato italiano riesce a ricavare circa 182.000 miliardi di lire.
Secondo alcune stime, il debito pubblico italiano scende, così, dal 125% sul Pil del 1991, al 115% del 2001.
Sempre in questi anni, Draghi è protagonista di un episodio che suscita un certo scalpore a livello internazionale:
l’incontro con alti rappresentanti della comunità finanziaria internazionale sul panfilo HMY Britannia della regina d’Inghilterra Elisabetta II. Nel 2002, Draghi viene nominato Vice Chairman e Managing Director di Goldman Sachs, con il compito di guidare le strategie europee dell’istituto; dal 2004 al 2005, è membro del Comitato esecutivo del gruppo Goldman Sachs.
Mario Draghi alla Banca d’Italia
Gli incarichi più decisivi per la sua carriera, come ben l’Italia ed il mondo ricordano, si individuano in due precise date. La prima, il 29 dicembre 2005, quando Draghi diviene Presidente della Banca d’Italia, succedendo l’ex Antonio Fazio. Durante la sua presidenza, Draghi dà avvio alla procedura di varie fusioni bancarie:
UniCredit con Capitalia, Intesa con Sanpaolo IMI, Banca Popolare di Verona e Novara con il gruppo Banca Popolare di Lodi, Banche Popolari Unite con Banca Lombarda.
La seconda, il 16 maggio 2011, quando Draghi diventa Presidente della Banca Centrale Europea (BCE).
L’operato alla BCE
Durante il suo mandato, Draghi lancia il Quantitative easing:
in politica monetaria, esso è una modalità con cui una banca centrale interviene sul sistema finanziario ed economico di uno Stato, per aumentare la moneta in circolazione.
Grazie ad esso, la BCE compra i titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona, per un valore di 60 miliardi, nel 2016.
È importante sottolineare che le norme, a livello europeo, non vietano l’utilizzo del Quantitative easing per finanziare spese militari, né richiedono un’autorizzazione preventiva in merito da parte delle istituzioni politiche.
Nell’ottobre 2019, Draghi termina il suo mandato e gli succede la francese Christine Lagarde.
L’encomio di Mattarella all’ex governatore BCE
Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nella cerimonia svolta a Francoforte per la conclusione del mandato di Draghi come Presidente della BCE, afferma che con il lavoro dell’economista italiano
<<l’Europa è più solida e inclusiva, e nel suo lavoro di presidente della Bce ha dimostrato un coraggio razionale>>.
Mattarella ha anche aggiunto, permetto di ostentare un dissenso a riguardo, che l’Italia deve all’operato di Mario Draghi il mantenimento dell’UE e della moneta unica:
<<Nel 2011 l’impatto della crisi finanziaria imponeva all’unione e alla Banca, in primo luogo, un cambio di passo. La sfida infatti era presto divenuta esistenziale: sconfiggere la percezione della possibilità, se non del rischio, di dissoluzione dello stesso eurosistema. Una possibilità, e un rischio, che oggi possiamo considerare sconfitti. […] L’architettura complessiva della moneta unica si è irrobustita, si sono opportunamente rafforzate le regole comuni relative ai bilanci pubblici, si è creato il Meccanismo di Stabilità>>.
Il Presidente conclude il suo encomio in questo modo:
<< Mario Draghi è stato al servizio di un’Europa più solida e più inclusiva, interpretando la difesa della moneta unica come una battaglia da condurre con determinazione contro le forze che ne volevano la dissoluzione>>.
Insomma, Draghi sarebbe stato incoronato “difensore dell’euro”.
Colui che, da bravo tecnocrate, con determinazione e con tutti gli strumenti necessari, avrebbe difeso l’euro e l’unione monetaria nei momenti di profonda crisi, contrariamente alle aspettative di una buona parte della popolazione europea che ne vorrebbe, soprattutto oggi, la disfatta.
Martina Ratta per Questione Civile