Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e il cambiamento climatico
Per le festività di Natale 2021, a piazza Venezia a Roma è stato addobbato un albero di Natale a tema sostenibilità con 17 pacchi regalo rappresentanti i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Facciamo però un passo indietro per capire meglio di cosa stiamo trattando. Nell’articolo di febbraio abbiamo analizzato il concetto di sviluppo sostenibile. Ora andremo ad esaminare l’Agenda 2030 dell’ONU con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tratteremo poi il problema del surriscaldamento globale in riferimento all’Obiettivo 13.
Obiettivi di Sviluppo del Millennio
Nel settembre 2000 in occasione del Vertice del Millennio, le Nazioni Unite firmarono la Dichiarazione del Millennio. I 193 Stati Membri delle Nazioni Unite si impegnavano così nel raggiungimento di otto obiettivi; questi conosciuti con il nome di Obiettivi di Sviluppo del Millennio (ufficialmente Millenium Development Goals). L’obiettivo dei leader mondiali era quello di rendere ogni essere umano libero da una condizione di povertà estrema e di assicurare a ciascuno il diritto allo sviluppo.
Questi obiettivi non riguardavano solo interventi a protezione dell’ecosistema; ma anche la lotta contro ogni forma di diseguaglianza sociale, contro l’HIV/AIDS e altre malattie e iniziative riguardanti istruzione primaria, assistenza medica e acqua potabile per tutti. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio consentivano, dunque, di avere un parametro comune per valutare lo stato di progresso verso un nuovo ordine mondiale più equo e sicuro. Ogni obiettivo aveva un target specifico quantificabile e una scadenza, il 2015.
Tutti gli obbiettivi riguardavano aspetti fondamentali dello sviluppo ed erano fondati sul concetto di partenariato tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Proprio per agevolare il raggiungimento di questi obiettivi, nel 2005 i ministri delle Finanze dei Paesi del G8 avevano fornito altri fondi alla Banca mondiale, al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Africana di Sviluppo per eliminare un ulteriore debito dei Paesi poveri altamente indebitati. Il raggiungimento di tali obiettivi non è stato comunque uniforme da parte dei vari Paesi. Alcuni Paesi ne hanno raggiunti buona parte, mentre altri sono ancora lontani dal realizzarne anche solo uno.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Il 25 settembre 2015 allo scadere del tempo fissato per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, i 193 Stati Membri dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Si tratta di un programma d’azione che ribadisce lo stretto legame esistente tra il benessere umano, la tutela dell’ambiente e il sistema economico.
L’Agenda contiene 92 paragrafi, di cui il cinquantaduesimo riguarda i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (ufficialmente Sustainable Development Goals) e i 169 target ad essi associati. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono connessi tra di loro e concepiti dalle Nazioni Unite quali strategia «per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti». Questi obiettivi includono varie questioni relative allo sviluppo sociale ed economico. Tra questi vi sono povertà, fame, diritto alla salute e all’istruzione, uguaglianza sociale e di genere, accesso ad acqua ed energia, lavoro, crescita economica inclusiva e sostenibile, cambiamento climatico e tutela dell’ecosistema, urbanizzazione, consumo e produzione responsabili, giustizia e pace. Il diciassettesimo, nonché ultimo obiettivo, è un invito a tutti i Paesi a collaborare, in special modo nei settori della scienza, della tecnologia e dell’innovazione per un futuro più sostenibile.
Tali obiettivi dovranno essere raggiunti da tutti gli Stati firmatari entro il 2030. Ogni Stato si è dunque dotato di una propria strategia a livello nazionale per coinvolgere attivamente soggetti pubblici e privati. Nel 2017, l’Italia ha definito la propria Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile quale quadro strategico di riferimento per le istituzioni e la società civile con l’intento di declinare a livello nazionale gli obiettivi dell’Agenda 2030. Inoltre, i Paesi che hanno aderito all’Agenda 2030 hanno accettato volontariamente di sottoporsi ad un processo di monitoraggio da parte delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione dei 17 obiettivi.
Cambiamento climatico
Il cambiamento climatico rappresenta una sfida epocale per la società odierna. Attualmente, stiamo constatando alcuni degli impatti più significativi del cambiamento climatico, tra cui l’innalzamento del livello del mare e il mutamento delle condizioni metereologiche. Il fattore scatenante del cambiamento climatico è rappresentato dalle emissioni di gas ad effetto serra. Attualmente hanno raggiunto i valori più alti mai registrati nella storia e si stima che continueranno ad aumentare nei prossimi anni. C’è un generale accordo da parte del mondo della scienza nel ritenere che l’uomo ne sia la principale causa.
Secondo uno studio condotto dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel 2007, assumendo che non venga messa in atto alcuna iniziativa per ridurre le emissioni di gas serra, con un 66% di probabilità le temperature aumenteranno tra 1,1 e i 6,4°C entro la fine del XXI secolo. I possibili scenari derivano dai diversi livelli di sviluppo economico e sociale che potrebbero interessare i vari Paesi; questo causerebbe dunque un minor o maggior aumento delle emissioni di gas serra. Una cosa è, però, certa: è necessario un cambiamento di rotta per evitare un ulteriore surriscaldamento del Pianeta.
Il Protocollo di Kyoto
Un primo interesse concreto per il cambiamento climatico, che sta interessando il nostro Pianeta, si evidenziò con la redazione del Protocollo di Kyoto. Questo Protocollo venne pubblicato nel 1997, in occasione della Conferenza delle parti di Kyoto (la COP 3). Si tratta di un accordo internazionale riguardante il surriscaldamento globale. Il trattato è, però, entrato in vigore solo nel 2005, a seguito della ratifica da parte della Russia. Infatti, data la sua natura volontaria, perché potesse entrare in vigore era necessaria la partecipazione di almeno 55 Paesi. Inoltre, che tali Paesi fossero responsabili di almeno il 55% delle emissioni serra globali.
Il trattato stabilisce precisi obiettivi per la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio e altri cinque gas serra (ovvero, ossido di azoto, metano, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) da parte dei Paesi industrializzati aderenti. Tale accordo viene considerate il primo importante passo verso un sistema di riduzione delle emissioni globali. Si tratta, infatti, di un accordo vincolante per tutti gli Stati aderenti per un effettivo contenimento del riscaldamento globale.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: L’Obiettivo 13
Si è molto discusso di cambiamento climatico negli ultimi anni. Non a caso, l’Obiettivo 13 dell’Agenda 2030 riguarda proprio la lotta al surriscaldamento globale. Secondo questo obiettivo bisogna «promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico».
L’obiettivo mira a rafforzare la capacità dei Paesi di adattarsi ai rischi legati al clima e alle catastrofi naturali; a promuovere maggior sensibilizzazione e informazione sulla mitigazione del cambiamento climatico e a sostenere maggior efficienza nella gestione degli interventi legati al cambiamento climatico.
L’Accordo di Parigi definisce nel dettaglio il sotto-obiettivo 13.2 sostenendo una piena integrazione delle misure di cambiamento climatico all’interno delle politiche e strategie adottate dai Paesi a livello nazionale. Ma cos’è precisamente l’Accordo di Parigi?
L’Accordo di Parigi sul Clima
Dopo negoziati durati più di 10 anni, il 12 Dicembre 2015 alla Conferenza di Parigi sul Clima gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno deciso di firmare l’Accordo di Parigi sul Clima, un piano mondiale per contrastare il cambiamento climatico. Esso rappresenta il primo accordo a carattere universale e giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico.
L’Accordo infatti nasce con l’obiettivo di limitare il surriscaldamento globale, nell’ambito della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile. Con l’Accordo di Parigi, i Paesi firmatari si impegnano a contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C limitando l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C e a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. L’obiettivo è raggiungere entro la seconda metà del XXI secolo la neutralità climatica; ossia un bilanciamento tra il numero di emissioni e le capacità del Pianeta di assorbire il gas serra emesso.
Ogni Paese si è impegnato ad elaborare un piano nazionale di lotta al cambiamento climatico in linea con gli obiettivi dell’Accordo. Al fine di assicurare la massima trasparenza, i Paesi devono incontrarsi ogni 5 anni per analizzare e segnalare i progressi collettivi e monitorare l’andamento generale della situazione.
Ad oggi i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono un punto di riferimento per governi, aziende e la società nel suo intero. È pero necessario maggior impegno da parte di ognuno e iniziative concrete affinché l’umanità raggiunga tali obiettivi nel minor tempo possibile. Infatti, come disse l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon «Non abbiamo un piano B, perché non esiste un pianeta B».
Giulia Venuti per Questione Civile
Sitografia
- Nazioni Unite, Protocollo di Kyoto della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, disponibile a: https://www.comune.arenzano.ge.it/uploads/file/uffici/ambiente/patto_dei_sindaci/Protocollo_di_Kyoto.pdf.
- L’Accordo di Parigi sul clima (2015) disponibile a: www.accordodiparigi.it
- Nazioni Unite, Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, disponibile a: www.unric.org