Tre settimane, questo è il tempo che è passato da quando il Covid-19ci sta trasportando in una nuova realtà, cancellando forse quella che abbiamo sempre definito “normalità”.
Ma era davvero quella la normalità?
Vi ricordate com’era il nostro mondo prima che iniziasse tutto questo? Un pianeta arido, privo delle cose essenziali.
Non che oggi sia davvero cambiato, ma ci sono delle basi sulle quali poter ripartire.
Io ci penso spesso, soprattutto in questi giorni, dove il silenzio della città lascia il tempo alle riflessioni, dimostrandoci sempre di più che l’essenziale è invisibile agli occhi.
Ebbene sì, la volpe ha ragione.
Noi uomini abbiamo dimenticato cosa vuol dire creare dei legami, cosa vuol dire aver bisogno gli uni degli altri.
Per questo oggi, durante questa tempesta abbiamo paura, ci sentiamo vulnerabili.
Le nostre “sicurezze”, come dice Papa Francesco, con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità iniziano a venir meno.
Ora abbiamo una grande opportunità.
Abbiamo il tempo, ma questo a tratti potrà fare male.
Perché un abbraccio in videochiamata non avrà mai lo stesso valore di un abbraccio, quello vero, e che forse avevamo dimenticato.
Farà male perché non incontreremo i nostri cari.
Farà male perché avremo una vita in streaming per diverso tempo. Affetti, lavoro, scuola.
Farà male perché la dipendenza dal web scandirà la giornata più di quanto già non faccia.
Questa tempesta farà male per tutto quello che lascerà alle sue spalle.
Si dice che la notte è più buia subito prima dell’alba, e l’alba che arriverà ci porterà a vivere una nuova normalità, lontana dalle gabbie che avevamo prima del Covid-19.
Vi ricordate come eravamo?
Papa Francesco non poteva usare parole più appropriate:
“Avidi di guadagno,ci siamo lasciati assorbire dalle cose. Non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato.”
Condivisione, rispetto, solidarietà e fratellanza. Oggi abbiamo questa grande responsabilità, progettare un nuovo futuro!
Un futuro dove ogni piccolo gesto sarà considerato il più prezioso, come una semplice passeggiata sotto casa.
Un futuro dove ci prenderemo cura l’uno dell’altro.
Un futuro dove proteggeremo il mondo e lo sentiremo davvero come casa nostra.
Un futuro dove ogni persona dovrà diffondere nel mondo il proprio dono.
Un futuro da scrivere, insieme.
Impariamo la lezione, e quando tutto sarà finito la distanza di un metro ci ricorderà com’era la vita in Italia al tempo del Coronavirus.
Ci ricorderà che non torneremo alla normalità, la normalità era il problema.
Questa tempesta porterà ad una vera rivoluzione dentro e fuori di noi.
Ci ricorderà che il tempo che oggi stiamo dedicandoa questa rosa, nonostante le sue punture, la faranno diventare la rosa più importante.
Perché in fin dei conti, avremo imparato che l’essenziale è invisibile agli occhi.