Come la proposta del ministro Valditara nasconda un’autonomia regionale mascherata con i finanziamenti privati e differenti stipendi
La proposta, che nasconde l’autonomia regionale, del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si compone di due elementi fondamentali: l’introduzione di finanziamenti privati nelle scuole pubbliche e una differenziazione in base al costo della vita degli stipendi degli insegnanti.
L’autonomia regionale è una soluzione palliativa
Le condizioni infrastrutturali e formative della scuola italiana sono evidenti e non le vede solo chi non vuole. Il problema fondamentale, a cui la proposta del ministro vorrebbe fare da palliativo, è la mancanza di fondi strutturali all’istruzione. A partire dagli anni ’80, abbiamo assistito ad un progressivo depauperamento della scuola pubblica dovuto ad un aumento del debito pubblico. I governi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno seguito il medesimo schema per il fatto che, nell’immediato, finanziare la scuola non rende. I risultati di tali investimenti si vedranno solo in un futuro relativamente lontano. Il governo, per una questione meramente economica, preferisce fare investimenti che abbiano un riscontro immediato a livello economico.
Per la scuola serve tempo. È antieconomica in una società sempre più veloce. Per ovviare, quindi, ad un problema strutturale del nostro Paese, il ministro in quota Lega, ha proposto che i privati finanzino la scuola pubblica. Ha proposto inoltre che gli stipendi degli insegnanti siano regolati in base al costo della vita delle città in cui lavorano. Parlando semplice: il delta degli stipendi sarà regolato dalla regione in cui un insegnante lavora.
Stipendi diversi come prodromo all’autonomia regionale
È bene ricordare che il ministro è espressione di un partito, la Lega, che ha fatto e sta facendo dell’autonomia regionale un punto del suo programma di governo. Già il ministro agli affari regionali e le autonomie, Calderoli, si è speso per un tentativo di proposta al momento in stand by. L’autonomia regionale, infatti, non è ben vista dal partito di maggioranza relativa, FdI, che mira, invece, ad unificare maggiormente il Paese. La sua proposta presidenzialista va in questa direzione. Essendoci un impasse sulla riforma regionale di più ampio respiro, perché non particolarizzarla? Si può notare come la differenziazione degli stipendi degli insegnati sia un palese inizio di una scissione nazionale che potrebbe riguardare tra poco anche altre categorie.
Si ricordi, a tal proposito quanto diceva Chomsky sull’assuefazione che si crea quando il cambiamento non è repentino, ma lento e graduale. Chomsky afferma che se si immerge una rana nell’acqua bollente, questa salterà fuori. Se invece immergiamo la stessa rana nell’acqua tiepida e accendiamo il fuoco, la rana non si accorgerà del cambiamento della temperatura se non quando sarà troppo debole per scappare. Questa riforma sembrerebbe nascondere questo: un tentativo di applicare delle micro-riforme che in modo surrettizio porterebbero ad una autonomia regionale de facto.
I finanziamenti come specchio dell’autonomia regionale
I finanziamenti privati hanno una natura simile. Non è difficile pensare che i finanziamenti saranno maggiori dove maggiore è la presenza di industrie ed imprese. La differenziazione regionale dei settori terziario e secondario implica una diversa capacità di finanziamento: al Nord sarà maggiore rispetto al Sud. Si tratta anche in questo caso di un’applicazione non palese dell’autonomia regionale.
Questo sistema potrebbe avere delle gravi ricadute sulla realtà scolastica. Rischia di accentuare le già evidenti differenze tra scuole del Nord e scuole del Sud. Inoltre, si pone anche in discussione la libertà dell’insegnamento a scuola. Nel consiglio d’istituto, saranno presenti anche i finanziatori? La scuola non sarebbe più indipendente, ma soggetta ad un controllo, seppur parziale, di enti a fini di lucro. La scuola potrebbe avere certamente grandi vantaggi dagli investimenti privati, ma spesso le buone intenzioni non bastano.
Alessandro Villari per Questione Civile
Sitografia
www.repubblica.it
www.corriere.it
“Le immagini appartengono ai legittimi proprietari. Utilizzo delle immagini divulgativo e non commerciale”